Idee e memoria

Lucio Battisti

Le grandi volgarità si colgono dai particolari. La miseria di un’epoca da trascurabili episodi. Tutta la volgarità e la miseria dell’Italia di oggi si sono presentate vestite a festa, per accompagnare alla tomba Lucio Battisti.

Il mondo dell’informazione è tutto un risuonar di Lucio : Lucio di qui, Lucio di lì; Lucio di su, Lucio di giù. Il conduttore del TG3 ha detto Lucio un miliardo di volte, commentandone le canzoni con un Luca Carboni (incapace di articolare un pensiero) in collegamento dal Festival dell’Unità (ma guarda un po’ le coincidenze).

Il signor Battisti faceva il cantante. Ebbe molto successo, ed alcune sue canzoni sono rimaste nella memoria musicale di diverse generazioni. Il signor Battisti fu detestato dalla cultura che oggi si definirebbe “politicamente corretta” : le sue canzoni non erano impegnate, non affrontavano temi sociali, non si schieravano con il movimento. E tanto bastò per fare del signor Battisti un fascista (ed a quell’epoca neppure un pedofilo era peggio di un fascista).

Gli anni passarono, ed il signor Battisti decise di sparire dalle scene, pur continuando la sua attività artistica. Di quel che produsse da lì in appresso nessuno sentì il bisogno di occuparsene in modo encomiastico od elogiativo. Un brutto giorno (per lui), che fu un bel giorno (per gli sciacalli), il signor Battisti venne ricoverato in ospedale : stava male. Accipicchia, non si vive di solo Castagna, la cui degenza, del resto, non favoriva le novità. E giù, allora, con il tritacarne. Servizi televisivi di impareggiabile vergogna affermavano di volere rispettare la riservatezza chiesta dal cantante e dalla famiglia, salvo aggiungere che da indiscrezioni raccolte presso una pompa funebre le condizioni sembravano aggravarsi.

E venne il giorno della morte. I coccodrilli hanno Lucio nelle fauci; gli sciacalli si inebriano all’odor di Lucio; gli avvoltoi volteggiano commossi ed invocano Lucio. La retorica dilaga inquinante, e l’ottimo cantautore diventa Mozart, per incanto. Un incanto che è un insulto, perché praticato da stregoni che manco sanno chi è Mozart, o perché Mozart è Mozart.

Il buonismo melassoso che rende appiccicaticce le facce dei suoi sacerdoti ricorda oggi di avere corteggiato una pulzella cantandole due strofette di Battisti; omette di ricordare che le strofette sparirono dal repertorio non appena la fascistaggine dell’autore fu conclamata.

Quale epoca è più volgare di quella che violenta il vivo con la menzogna, e violenta il morto con la menzogna opposta?

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