Idee e memoria

Vincenzo l’eresiarca

19 settembre 1995, muore Vincenzo Muccioli. Attorno alla sua stanza si stringeva l’affetto dei moltissimi che gli volevano bene. Sopra la sua stanza, già nei lunghi giorni dell’agonia, volavano gli avvoltoi. Avvoltoi giudiziari ed avvoltoi politici. A due anni di distanza, si può fare un primo bilancio.

Sui magistrati che trattarono il “caso Muccioli”, che lo perseguitarono per quindici anni, colmi di pregiudizi ed animati da astio e rivalità personali, in spregio a tutte le leggi, ho già scritto a sufficienza. L’ho scritto in un libro, “Disonora il giusto”, che contiene, verso di loro, accuse pesantissime e disonoranti. Quando il libro uscì dissi, pubblicamente : che abbiano il coraggio di querelarmi. Non lo hanno fatto.

Non potevano, del resto, perché quel che scrissi è tutto, tragicamente vero. Epperò, questi uomini, che hanno disonorato lo Stato, la giustizia e la toga, non hanno ricevuto alcuna sanzione dal Consiglio Superiore della Magistratura, e tuttora si trovano al loro posto. Indico il fatto a quei cittadini onesti, che hanno il diritto di credere nella giustizia.

In quanto ai protagonisti di quelle sconcezze giudiziarie, io sono sempre qui. Non smetterò di ricordarle, e di additarli come i colpevoli. Sarei felice di poterli accusare, anche in un aula di Tribunale.

Un certo mondo politico, e segnatamente alcuni esponenti del PDS, non attesero neanche che Vincenzo Muccioli smettesse di respirare per proporre la statalizzazione di San Patrignano. Ciò che da anni si inseguiva era la soppressione dell’eresia : una comunità per drogati, che non era affiliata né alla chiesa romana, né alla chiesa rossa. Non aveva importanza il fatto che né Vincenzo Muccioli, né San Patrignano volessero condurre battaglie o campagne contro queste due chiese, non importava il fatto che l’unica loro missione era lavorare per i tanti ragazzi che chiedevano aiuto, quel che contava era l’esistenza dell’eresia. E l’eresia andava eliminata.

L’eresiarca, Vincenzo, aveva portato sulle spalle il peso enorme di tutta questa ostilità. Il suo ultimo dono è stato quello di portarselo nella tomba. Non è successo per caso, lui ha voluto portarselo nella tomba.

Così, oggi, San Patrignano continua la sua attività, non volendo essere, come non ha mai voluto essere, un modello universale, ma rimanendo uno splendido esempio. La giustizia non prevenuta e non deviata continua ad affidarle dei giovani. La politica continua ad occuparsi di droga solo per dividersi in opposte barricate ideologiche. Lo Stato continua ad essere sprovvisto di strutture utili ad aiutare i drogati, ma ad aiutarli a non essere più drogati, non ad aiutarli a restare drogati. Questa quiete del disinteresse e della dimenticanza, lascia in pace anche San Patrignano.

Se torniamo a lanciare un sasso nello stagno è perché questo avrebbe fatto Vincenzo Muccioli, un uomo cui non si addice alcun processo di santificazione, ma che ancora aspetta giustizia.

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