Politica

A me la Lega

C’è qualche cosa di tragicomico nell’idea dei Ds, cui ha dato voce Pietro Folena, di “non lasciare la Lega a Berlusconi”. Già non gli hanno “lasciato” Di Pietro, adesso vogliono sottrargli la Lega, mi pare che il più importante partito della maggioranza abbia un approccio eccessivamente collaborativo con il leader del più importante partito dell’opposizione.

Da che mondo è mondo, poi, in democrazia è naturale che le opposizioni si sommino. Il Partito Comunista Italiano, quando si trattava di votare contro i governi democratici che hanno animato un quarantennio di Repubblica, sommava i propri voti con quelli del Movimento Sociale, e nessuno, sano di mente, poteva menarne scandalo. Quel che ai Ds sfugge, a quanto pare, è che la medesima operazione non si può fare stando al governo. O, meglio, la si può pure fare, ma è scandalosa.

Si può, difatti, essere contrari ad una determinata politica di governo pur avendo linee politiche contrapposte. Ma non si può fare una linea di governo nelle medesime condizioni. Rilanciare, per di più, il federalismo al fine esclusivo di strizzare l’occhio alle camice verdi è un sistema sicuro per perdere i consensi dei federalisti, non meno che quelli che federalisti non sono. Mettere in giuoco la faccia per qualche ballottaggio vinto in più (ammesso che si consegua l’obiettivo) non è un calcolo furbo e cinico, è un atto di masochismo.

Arraffazzonare maggioranze al solo ed unico scopo di sopravvivere è la sicura formula della fine. Ingloriosa per giunta. Ma gli ex comunisti sembrano affascinati dall’infausta sorte di chi li ha preceduti.

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