Politica

Al Mugello

Guardo i dati del Mugello, e provo a leggerli con gli occhi della politica. Una sconfitta rimane una sconfitta, ma non è secondario stabilire di che razza di sconfitta si tratta.

Allora, vedo che la sinistra ideologica di Sandro Curzi, più la sinistra democratica di Giuliano Ferrara non raggiungono il 30% dei voti. Mentre la destra sociale unita di Antonio Di Pietro supera il 67%. Nei dati non c’è trucco e non c’è inganno. Del tutto liberamente gli elettori del Mugello hanno compiuto la loro scelta. Ed essi hanno scelto a favore di due cose : a favore della mitica figura del magistrato che arresta i corrotti; ed a favore della permanenza al potere, costi quel che costi, della forza politica alla quale hanno tradizionalmente portato i loro voti.

Anche gli elettori di Curzi e Ferrara sono stati liberi di scegliere, ed anche la loro scelta ha un significato. Per Curzi hanno votato quegli elettori di sinistra, anche comunisti, che non hanno assorbito la lezione leninista : per loro, dunque, il rispetto della propria identità ha prevalso sulla conquista del potere, su di loro, quindi non hanno avuto effetto gli appelli a non fare mancare il consenso al candidato unico. Per Curzi si è espresso un elettorato che già aveva manifestato questi sentimenti e che, quindi, si mostra coerente.

La sconfitta di Giuliano Ferrara (cui va tutta la mia solidarietà ed ammirazione per la battaglia condotta) dimostra che i valori principali della sinistra democratica, ovvero la tolleranza ed il rispetto delle garanzie, l’equilibrio fra poteri e le regole certe ed inviolabili, non attecchiscono sul terreno della destra, o, almeno, di questa destra, che non è la destra storica. Brutta lezione, ma pur sempre una lezione.

Il blocco sociale conservatore (io non mi vergogno, anzi, di avere letto i testi marxiani) ha compattato i propri valori attorno ad un candidato simbolo. Ciò è avvenuto in una terra “rossa”, ma si ripromette di avvenire ovunque. Non è senza significato che la cosa non metta alcuna paura, anzi, ai capi partito che furono comunisti, mentre induce ad una palpabile inquietudine i loro alleati, che comunisti non sono mai stati. La lezione del Mugello, come si vede, ha diversi indirizzi.

Adesso arriveranno altri appuntamenti amministrativi, il cui esito non è poi così imprevedibile. Taluni dicono che ciò porterà ad uno scompaginarsi del Polo. Chi lo dice mostra di non avere fatto tesoro della lezione. Una forza politica che non mette assieme i propri elettori con i propri valori, che contiene elettori e valori diversi, ma non tenuti assieme dalla leninistica attitudine alla conquista del potere, come può mai scompaginarsi? Cosa c’è, da scompaginare?

Condividi questo articolo