Politica

La peggior continuità

La peggior continuità

La legge di stabilità ha preso forma, sebbene deforme. Il governo della novità ha generato la peggiore continuità. I loro tifosi polemizzano: perché ci criticate, cosa hanno fatto i governi di prima? Più o meno quel che sta facendo questo. Il nuovo consiste in un di più di arroganza, impreparazione e faccia tosta. Vediamola, nel merito, la continuità.

1. Prima di tutto il vantato braccio di ferro con Bruxelles: c’è sempre stato. È stato ed è il frutto del fallimento della classe dirigente italiana, incapace di fare altro che scaricare in deficit e debito la propria incapacità di porre rimedio agli squilibri nazionali. Renzi batteva i pugni, reclamava elasticità. L’uguale oggi. Tale quale. Con solo un corredo d’insulti inutili e una inedita situazione di totale isolamento dell’Italia. A Bruxelles si sono negoziati i saldi, a Roma si sono distribuiti i (pochi) soldi. Chi dice che la legge è stata scritta dalla Commissione sbaglia: non la condividono in nulla. Chi dice che è frutto della forza del governo millanta: è contabilità della disperazione.

2. Con i conti per il 2019 si sugella e completa lo spreco italiano dello spazio aperto e bonificato dalla Banca centrale europea. Con il QE il costo del debito è crollato, ma i soldi così risparmiati sono stati portati a spesa corrente, senza far scendere il debito. Oggi come ieri. Intanto il debito si trova sempre di più in mani italiane, talché risulta ridicola anche solo la minaccia di non pagarlo.

3. Non abbiamo aumentato l’iva, s’arrochiscono i governanti. Come i loro predecessori. È dal 2011 che si appostano e disinnescano (quando ci si riesce) clausole di salvaguardia, per poi subito riappostarle, ingrandite, per l’anno successivo. Ieri come oggi. L’uguale.

4. Per cercare spazi elettoralistici si sono erosi gli investimenti e fatta crescere la spesa corrente. Ieri come oggi. L’uguale. Solo che, a questo giro, l’assistenzialismo non si maschera neanche da presunto sgravio fiscale, ma si mostra orgoglioso di sé. Ieri come oggi, ammesso che riescano a realizzare quel che si propongono di fare, l’effetto sarà un impoverimento dei poveri, deprivati della crescita e dello sviluppo. E se ne gioveranno evasori fiscali e contributivi. materie note, diciamo interne alle biografie dei governanti.

5. Ieri come oggi si appostano false privatizzazioni. In realtà trasferimenti di proprietà fra mani pubbliche (leggi Cassa depositi e prestiti) per far finta di avere più soldi e meno deficit. Quel che succede a chi aliena patrimonio non per abbattere i debiti, ma per alimentare la spesa, è noto. Ma ciascuno pensa riguardi solo altri.

6. In continuità con il passato anche la fiscalità demoniaca, talché quel che si sarebbe dovuto cancellare ora si promette che aumenterà.

7. Ieri si prendevano provvedimenti temporanei nel settore pensionistico, con i contributi di solidarietà e oggi anche. Si millanta come controriforma (non solo della Fornero, ma anche dello scalone Maroni, che credo di ricordare fu un ministro della Lega) un cambiamento del pensionamento che ha valore solo temporaneo. Il cielo sa quale mai possa essere la ragionevolezza di una roba per cui per due anni puoi andare in pensione prima (rimettendoci) e poi non più! Il tutto aumentando, come già si è fatto per il mercato del lavoro, indeterminatezza e insicurezza del quadro normativo. Veleno.

8. In un Paese che ha il dramma di una scarsa partecipazione al lavoro (lavoriamo in troppo pochi, per troppo poco tempo) si spendono soldi per fare in modo che si smetta di lavorare o si ricevano sussidi per non lavorare. Droga.

9. Inizialmente volevano far credere che l’Italia potesse crescere dell’1.5% (Savona strologava del 2), nel 2019. Capricciosa cretinata. Hanno dovuto ammetterlo. Ora la crescita prevista è all’1%. Spero tanto di sbagliarmi, ma non lo faremo. In queste condizioni staremo sotto. Il che significa vedere crescere il peso percentuale di deficit e debito. Dicono: anche gli altri sbagliavano le previsioni. Ora, a parte il fatto che sbagliare e falsificare non sono sinonimi, a parte che neanche è del tutto vero, mi sfugge in cosa consista l’attenuante, se non in una rivendicazione di continuità che è l’opposto del cambiamento.

DG, Formiche 23 dicembre 2019

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