Politica

Seconda Repubblica bis

E così, il grande equivoco si chiarisce. La tanto sbandierata Italia del maggioritario, l’Italia del “o di qua o di la”, è stata solo un bluff, dietro il quale si mascherava una frammentazione politica innaturalmente ricondotta ad un posticcio schema bipolare.

C’è da sperare che, adesso, nessuno voglia fare il furbo, che, adesso, si faccia strada un po’ di senso di responsabilità. Nella scorsa legislatura la sinistra, con la copertura del Quirinale, non si fece scrupolo di utilizzare un pezzo della coalizione che aveva vinto le elezioni per potere smentire quella vittoria e far governare quelli che le elezioni le avevano perse. Scalfaro, quello che “non ci sta”, la chiama centralità del Parlamento, ma in che grado di parentela stia con la democrazia un sistema nel quale governa chi prende meno voti non è difficile da stabilirsi.

Nella legislatura dell’Ulivo un simile obbrobrio è impossibile, giacché difficilmente il centro destra potrà allearsi con Rifondazione Comunista. Vi è una profonda differenza genetica, certo, ma la differenza c’era anche fra i secessionisti di Bossi ed i centralisti del Pds. La novità è un’altra : in questo giro non ci sono poteri (veri) estranei alla politica che premeranno per il ribaltone.

Giunti al capolinea, dunque, la così detta seconda Repubblica tira le cuoia dopo avere vissuto assai brevemente. E adesso, che si fa?

Indietro non si torna, al proporzionalismo non si torna. Non ci si torna non perché quel sistema fosse in sé negativo, al contrario : i partiti italiani, quelli della prima Repubblica, fin dalle origini finanziati in modo illecito, hanno creato, hanno salvato ed hanno fatto crescere la democrazia italiana. Al proporzionalismo non si torna perché quel tessuto politico, che ha avuto grandi meriti, è andato distrutto.

Nell’equivoco non si rimane, nel falso maggioritario, nel falso sistema bipolare, non si rimane perché già tanti sono i guasti che ha provocato. Si è detto che nella prima Repubblica vi fosse troppa instabilità, ma non si è mai votato tanto spesso come nella seconda, che instabile lo è per definizione e natura.

Allora si deve procedere in avanti, completando l’opera avviata, definendo gli aspetti maggioritari del nostro sistema istituzionale. La qual cosa, però, richiede precise condizioni politiche. Guai ad ignorarle.

Innanzi tutto si dovrà riscrivere la legge elettorale. Si dovrà giungere ad un assetto per cui, il giorno dopo le elezioni, un qualche schieramento si ritrovi ad avere la maggioranza assoluta degli eletti. Fuori da questo c’è il caos. Ed è inutile girarci attorno con ipocrisia, è ovvio, infatti, che una legge siffatta dovrà sacrificare la estrema rappresentatività alla governabilità. A questo risultato si può giungere con diversi sistemi, ed io continuo a pensare che quello del ballottaggio a doppio turno sia il più adatto alla nostra storia ed alla nostra realtà.

E’ importante, però, ricordarsi una cosa : riforme di questo tipo non possono essere adottate da uno schieramento contro un altro, perché se così si procede si apre la strada a fratture nelle quali cresce la pianta della guerra civile. Queste sono riforme che possono essere adottate dagli schieramenti che raccolgono la grande maggioranza dei voti, contro, semmai, quei gruppi minori che, come la Lega e Rifondazione, nell’ingovernabilità e nel caos crescono. In Italia, quindi, riforme di questo tipo possono essere adottate da uno schieramento che raccolga almeno la gran parte del Polo e dell’Ulivo.

E qui viene il bello. Già, perché qualche purista del bipartitismo (che in Italia semplicemente non esiste e non è mai esistito) sostiene che mai e poi mai se ne deve violare lo spirito, contraendo accordi di questo tipo. Tali puristi non sono puri affatto, se non dei puri sciocchi, destinati solo a far confusione. E’ grazie a questi puri sciocchi che si sta lasciando il tempo e lo spazio affinché si realizzi la riorganizzazione del centro politico, ovvero la negazione in radice di ogni ipotesi bipolarista.

Non si abbia, quindi, paura delle parole : la prossima stagione politica sarà quella dell’accordo fra Polo ed Ulivo, o sarà quella in cui si abbandonerà la strada che porta al consolidamento del maggioritario.

La legge elettorale è importante, ma non è tutto. Un sistema maggioritario e bipolare ha bisogno che l’equilibrio fra poteri sia assai più solido e chiaro di quanto non sia necessario (sebbene auspicabile) in un sistema proporzionale.

In un sistema maggioritario il Parlamento non può essere il luogo della legiferazione minuta e dell’insabbiamento delle riforme. Così come i poteri del presidente della Repubblica devono essere codificati in modo limpido, e non affidati agli umori dell’inquilino di passaggio, o condizionati dalle inchieste cui non ci si vuol stare. E le inchieste, a loro volta, non possono essere messe nelle mani di una magistratura equamente divisa fra gli amici che occultano ed insabbiano, ed i nemici che inventano e combattono.

Con questi guasti un sistema proporzionale marcisce, così com’è marcito quello della prima Repubblica. Ma con questi guasti un sistema maggioritario esplode con violenza. Una violenza che nessuno potrebbe controllare.

In questi ultimi anni abbiamo visto crescere fenomeni incredibili : si dicono tutti liberali, ma di un liberalismo che sembra essere un insipido prezzemolo; celebrano tutti Ernesto Rossi, che noi leggevamo solitari, ma si guardano bene dal leggerne le polemiche e le battaglie, che, di certo, non hanno alcun legame di parentela con la politica industriale praticata da chi lo celebra; sono anche tutti europeisti, e noi ci ricordiamo quando sfilavano per le strade imponenti cortei per la pace (onorati dalla solidarietà di Breznev), capitanati dagli europeisti posticci di oggi, che erano contro l’Europa. La storia sembra diventata un Maurizio Costanzo Show.

Attenti, però, ai grandi equivoci ed alle grandi menzogne. Su queste basi non si costruisce nulla di buono. Il cammino delle riforme richiede serietà, coraggio politico, intelligenza. Gli applausi, se ci saranno, ci saranno fra molto tempo.

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