Politica

Una politica noiosa

La politica è diventata noiosa. Non per assenza di crisi o di tornate elettorali, che dovrebbe essere la normalità, ma per assenza di connessione fra le tensioni ideali, civili, ideologiche e l’agire quotidiano delle forze politiche. La rottura promuove l’arte del galleggiamento, che, appunto, è noiosa.

La grande macchina dell’informazione segue disciplinata l’ordine della noia, ed ancora qualche giorno fa si tentava di far passare la mancata fuga di un pedofilo belga come eclatante notizia del giorno : titoli a più colonne che urlavano solo di noia. Nel mentre la Borsa crollava, per suicidarsi bastava salire su un treno anziché buttarvicisi sotto, il ministro degli esteri si occupa di Malpensa e Necci andava dicendo quel che tutti danno per scontato.

Ora, in una simile situazione, può apparire perverso riflettere sul nostro sistema elettorale, specie perché ad una diffusa e stucchevole retorica bipolarista si accompagna una struggente eccitazione per ogni voto che sarà celebrato con il rito proporzionale, amministrativo od europeo che sia. Vada per la perversione.

Il bipolarismo, come è evidente, non è fra le cose esistenti in Italia, ove, invece, esiste una legge elettorale che suggerisce la convenienza di accordi fra diversi, accordi che propizino la nascita di maggioranze parlamentari. Tali maggioranze, composte da soggetti diversi, possono poi sfasciarsi sotto la pressione della politica, e fu il caso della breve vittoria polista, o possono trovare il collante dell’autoconservazione, come nel caso della vittoria ulivista. In tutti e due i casi, però, il sistema non maggioritario finisce con il generare una proliferazione delle formazioni politiche, così che la realtà si muove in direzione opposta alle chiacchiere.

Tutto ciò rischia di creare problemi davvero grossi. Il sistema proporzionale ha il pregio di fotografare la composita realtà di un paese, evitando che le formazioni di una qualche, pur piccola, consistenza si sentano escluse (ed in questo senso il proporzionale ha avuto un ruolo di estrema positività nel secondo dopoguerra). Il sistema maggioritario ha il pregio di dare forza alle politiche più rappresentative, sottraendo il governo alla troppo frequente mutevolezza degli umori elettorali. Tutti e due i sistemi sono perfettamente democratici e, come è chiaro, rispondo ad esigenze diverse, così come sono diversi i problemi di uno stesso paese in epoche distanti. I guai cominciano quando non vi è coerenza fra lo strumento ed il fine, quando i cani cominciano a miagolare.

Viviamo in un sistema che vorrebbe essere maggioritario e bipolare, ma che non è né l’uno, né l’altro. Con il risultato che i due poli contengono ed inseguono gli interessi e le realtà più contrastanti. In questo modo riproducono i guasti del proporzionale, ove i partiti più grossi, specie di governo, tendono a volere rappresentare tutto. Veniamo da un’Italia democristiana e sembriamo volerne creare una con due democrazie cristiane, o doppiamente democristiana. Con tutto il rispetto, questo porta male.

Il piccolo mondo della politica cerca di eccitare la propria noia discorrendo degli accordi fra Cossiga e Marini. Ma se si guarda ai grandi temi che agitano la vita di noi tutti, dalla sanità ai trasporti, dalla giustizia all’istruzione, dalla politica estera a quella economica, anziché la conflittualità programmatica, accompagnata dalla correttezza ed il comune coinvolgimento bipartizan (che dovrebbe esaltarsi nelle riforme costituzionali), sembra di scorgere l’ombra inquietante di una grande coalizione occulta. La coalizione Di Bella – Di Pietro. Ovvero : dalla noia, al suicidio della politica.

Nessuno si creda così furbo ed abile da potere inghiottire e digerire tanto sgrammaticamento della nostra vita civile. Anche se sembra di essere circondati da persone convinte di poterci riuscire.

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