Politica

Brogli elettorali

Parliamo di brogli elettorali. No, non di quelli cui erano addestrati gli scrutatori comunisti, allenati a portare un mozzicone di matita nella mano o a metterne una scheggia nell’unghia (che non sono cose che invento io, ma che, con commossa nostalgia, raccontano loro stessi). Neanche del conteggio taroccato con cui si vanificò la legge maggioritaria, che non era truffa, ma fu truffata.

Parliamo dei brogli odierni. So alcune cose. So che per sottrarre voti al centro destra la sinistra raccolse delle firme, talune davvero fantasiose, per la lista Mussolini, ed ora la Corte Costituzionale ha detto che non basta la multa. So che una candidata della sinistra, in America Latina, gridò ai brogli con i quali sarebbe stato favorito un suo concorrente di lista. So che i radicali reclamano dei loro senatori legittimamente eletti, e sottratti grazie ad un’interpretazione non letterale della legge elettorale. So altre due cose.

So che subito dopo le elezioni dello scorso 11 aprile il centro destra si mise a strillare contro i brogli, reclamando un immediato riconteggio delle schede elettorali. Lo fece con tale forza e continuità da indurmi a dubitare che fosse un comportamento opportuno, perché non porta bene mettere in forse la regolarità della democrazia. So, infine, che adesso c’è in giro un film che dei brogli accusa chi allora era al governo, e che le elezioni le ha perse. Anzi, no, so un’altra cosa, la più simpatica: su questo la procura di Roma ha aperto un’indagine. Non su tutto il resto, su questo. Sarà perché, come i bimbi, guardano solo le figure.

Il compito di ricontare le schede tocca al Parlamento, ed il fatto che siano gli eletti a dovere stabilire l’irregolarità dell’elezione spiega il perché quella giunta non è mai giunta a nulla di significativo. Faccio finta di non saperlo e dico: la destra voleva il riconteggio, la sinistra sospetta che ci siano stati trucchi, allora ricontatele tutte, una ad una, impiegate il favoloso tempo di una settimana e fatela finita. In quanto alla Procura, buona indagine e buon lavoro, da concludersi entro tre mesi, come la legge prevede. Indagare sulla democrazia è come operare a cuore aperto, si procede con precisione ed in fretta, chiudendo poi la ferita. Ogni cedimento allo spettacolo sarebbe un attentato costituzionale.

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