Giustizia

Viva Andreotti, abbasso Previti?

Viva Andreotti, abbasso Previti?

Dunque la posizione giusta sarebbe: viva Andreotti, abbasso Previti? No, non ci sto, mi pare, invece, l’opinione ipocrita di una politica vile.

Da imputato condivido, e da dieci anni adotto, la condotta di Giulio Andreotti. Il processo non solo si deve tenere, ma va rivendicato in tempi rapidi, eliminando l’inciviltà di procedure che pendono per decenni. Nel processo ci si difende, con tutti i diritti che la difesa ha. Del processo si subisce la sentenza. Si, ho scritto “subisce”, perché anche una sentenza d’assoluzione, come mi è capitato, è una sentenza subita, se arriva con ingiustificabile ritardo. La si rispetta, anche quando non la si condivide e la si contesta, perché una sentenza può benissimo essere contestata, ci mancherebbe altro. La si rispetta perché non c’è alternativa, in un sistema sociale organizzato.
Uomini che hanno dedicato la loro vita alla cosa pubblica, ed al governo dello Stato, non possono certo essere i protagonisti del tentativo di chiudere i tribunali o rendere impossibili le sentenze.
Ma è di una smisurata ipocrisia il far finta di non capire che processi come quello subito da Andreotti (che rimane, al momento, un condannato per omicidio) hanno corrotto ed inquinato la politica. Il problema politico non è il comportamento dell’imputato, ma l’esistenza di quel processo. La genesi di quel processo è una genesi politica, non è che il suo esito può essere rubricato nel file del bon ton giudiziario!
Parimenti: può pure sostenersi che l’estetica del processo a Previti non sia delle migliori (e sarebbe bene che a sostenerlo siano persone che abbiano chiesto e reclamato i processi che li riguardano, non quanti hanno fatto ampio ricorso all’immunità parlamentare ed alle amnistie), ma il problema politico non è, ancora una volta, il comportamento degli imputati, ma il perdurare di una realtà nella quale si fa dipendere dalle sentenze il giudizio sulle politiche. Solo un cretino, od una persona in malafede possono non avvedersi della politicità di questo genere di procedimenti. E, del resto, a reclamarne la presunta regolarità sono quelle stesse forze politiche che non hanno mai vinto le elezioni, ma che finirono al governo grazie alla distruzione giudiziaria degli avversari. E con procedimenti irregolarissimi. Finché permane questa condizione è escluso che il barometro giudiziario segni altro che tempesta.
Motivi per i quali al grido di “viva Andreotti abbasso Previti (per abbassare Berlusconi)” si costruisce solo la viltà di una politica subordinata, e perdente.
P.S. Dice Giuliano Amato: non ricordo di tangenti. Amnestia selettiva.

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