Giustizia

Almeno dieci anni

Almeno dieci anni

La giustizia andrebbe rivoluzionata domani mattina, per renderla simile a quella dei Paesi civili. L’Italia non lo è più, da tempo. Andrebbero rase al suolo le resistenze corporative, cancellate le deviazioni politiche e messa a frutto una spesa pubblica imponente ma controproduttiva, il tutto seguendo linee direttrici che molte volte abbiamo illustrato, e che qui non ripeto perché altro è il tema di questa riflessione. Ovvero: se anche lo facessimo domani mattina, come dovremmo, il sistema funzionerebbe accettabilmente non prima di dieci anni. Prima è difficile, perché la qualità umana dei protagonisti si è terribilmente deteriorata, come, del resto, è avvenuto in altri ambiti della nostra vita pubblica. In Italia, lo scrivo con dolore, quel che è pubblico ha subito la selezione del demerito. I risultati li vedete.
La politica si pone una questione di metodo: riforme profonde ed istituzionali si fanno assieme all’opposizione od a “colpi di maggioranza”? La sola domanda dimostra l’assenza di cultura istituzionale e senso dello Stato. Le democrazie funzionano decidendo a maggioranza, chi non lo accetta è semplicemente antidemocratico. Funzionano nei parlamenti, dove le minoranze hanno ruoli importanti e prerogative garantite. Il guaio nostro è che le opposizioni si rivolgono alla piazza, ieri come oggi, ed interpretano la convergenza riformista come un “cedimento” al governo. Ecco perché quella domanda, così sciocca, la pongono prevalentemenete quelli che stanno all’opposizione.
Oggi D’Alema dice: riformiamo assieme la giustizia. Sarebbe stata un buona cosa, se l’avesse detta quando era al governo, non dopo che le sue intercettazioni telefoniche sono state bloccate da un voto politico e dopo che le inchieste squassano il suo partito. Adesso è una cosetta, detta più per rompere le scatole a sinistra che per cambiare veramente il Paese. Altri sostengono: la destra non approfitti delle difficoltà giudiziarie della sinistra. E perché? Deve approfittarne. Non si riesce a cambiare la giustizia quando si è sotto processo, quando le procure ti tengono nel mirino, ci si può riuscire quando sotto attacco è l’opposizione, che è parimenti inaccettabile. Lo si deve fare avendo senso dello Stato, naturalmente, quello che hanno smarrito anche alla Corte Costituzionale.

Condividi questo articolo