Economia

100 volte Draghi

100 volte Draghi

Mario Draghi lo ha ripetuto per la centesima volta, qui faccio fatica a commentarlo e rilanciarlo per la millesima: l’azione della Banca centrale europea non si fermerà, la politica monetaria espansiva continuerà, ma non otterrà i risultati sperati se i governi e i parlamenti nazionali non terranno il passo con le necessarie riforme. Ha aggiunto: “ci sono molte comprensibili ragioni per rinviare le riforme strutturali, ma poche buone ragioni economiche. Il costo di un rinvio è semplicemente troppo alto”.

L’evidenza di questa tesi induce a chiedersi quale tara trattenga ciascuno dall’operare nell’interesse del popolo e del paese che governa. Né è possibile invocare i dissidi che pure ci sono, all’interno della Bce, perché quelli derivano da differenti valutazioni circa gli effetti politici dell’espansione monetaria: secondo alcuni crea le condizioni per rendere possibili le riforme, secondo altri, invece, alleviando il dolore consentono il loro rinvio. Se la razionalità guidasse i governi, la prima (oggi prevalente) sarebbe la scuola più saggia. E’ l’irrazionalità dei governanti a dare sostanza alla seconda.

Quali sono le “comprensibili ragioni”? Le elezioni, la ricerca del consenso, il supporre che lo si raccolga più facilmente usando il linguaggio lenitivo della consolazione piuttosto che quello veritiero della reazione. Quanti perdono tempo per non perdere voti, compresi, da molti anni, noi italiani, sembrano non vedere un dettaglio: se fosse vero che non si può raccogliere il consenso spiegando e convincendo, ma solo illudendo e rinviando, ne deriverebbe che la democrazia è inadatta al governo del mercato e al superamento delle arretratezze. Evito di svolgere oltre tale ragionamento. Aggiungo solo che sarà pure uggioso sentir ripetere tante volte la stessa cosa, ma quando la crescita retta dalla Bce non potrà essere prolungata oltre, quando l’anestesia del mercato verrà meno, tornando in auge il lucro degli investitori sui debiti sovrani, quando il “costo troppo alto” dovrà essere pagato, si ricorderà l’uggia con rimpianto. A quel punto inutile.

Pubblicato da Libero

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