Economia

Aiuto! gli aiuti

Aiuto! gli aiuti

Se la faziosità fosse ricchezza l’Italia sarebbe terra d’opulenza esagerata. Se fosse scienza Francesco Giavazzi avrebbe posto la sua autorevole candidatura al Nobel. Purtroppo, però, temo che avere cacciato Silvio Berlusconi dal governo e averci messo Mario Monti non sia sufficiente per aprire al Paese magnifiche sorti e progressive. Intanto perché il primo ha perso il governo a causa dei propri errori e dell’avere trascinato troppo a lungo una falsa maggioranza, senza orrore di sé stessa, poi perché al sorgere di Monti fu proprio Giavazzi a mettere in guardia, giustamente, circa gli effetti nefandi della maggiore pressione fiscale e della vagheggiata tassa patrimoniale, sicché vederlo sostenere, per giunta tardivamente, una tesi sbagliata, induce turbamento.

La questione nasce da una tesi giavazziana, secondo la quale l’Italia può farcela da sola, senza chiedere aiuti esterni. Gli ha risposto, fra gli altri, Charles Wyplosz (professore di economia a Ginevra e capo del Centro internazionale per gli studi bancari e monetari) sostenendo che la cosa è priva di fondamento: l’Italia non ce la può fare, per la semplice ragione che se la causa dello squilibrio è interna ciò che solleva l’onda della speculazione è all’esterno. Ha ragione. E ha ragione anche quando avverte che se nel conto della ricchezza italiana, quindi della sostenibilità del debito, si mette anche il patrimonio dei privati, è segno che a quel patrimonio si può o si pensa di attingere, il che porta alla patrimoniale (diverso chiedere che si cambi la contabilità europea, facendo riferimento all’indebitamento complessivo). Sul punto Giavazzi tace, ma obietta sostenendo una tesi curiosa: lo squilibrio italiano era dato dall’esistenza di Berlusconi, il riequilibrio è stato portato dall’esistenza di Monti, l’incertezza sul futuro è data dal non sapere se quest’ultimo resterà. Che se fosse vero basterebbe mettere fuori legge il cattivo e intronare definitivamente il buono, la qual cosa non è inquietante solo dal punto di vista democratico, ma anche per l’essere una sesquipedale corbelleria.

Attenti, però, perché il Giavazzi montista elabora una teoria interessante: ho detto che l’Italia ce la farà da sola perché “non appena arriva la troika le possibilità di Monti di continuare a governare dopo le elezioni si riducono a zero”. Alla faccia della sincerità. Ecco, dunque, perché si ha notizia, dalla sincera e avvertita voce del ministro Francesco Profumo, circa le lunghe e animate discussioni in Consiglio dei ministri, sull’opportunità di chiedere aiuto, ma poi tali voci, del resto ovvie (sarebbe strano il contrario) vengono smentite e cancellate. Vale la versione di Giavazzi: gli aiuti nuocerebbero al futuro di questo governo. Mentre noi, ingenui, stavamo ancora parlando dell’Italia. Rispetto alla quale, invece, ha ragione Wyplosz: non può pensare di far fronte, da sola, alla pressione dei mercati, erigendo a proprie spese una diga che difenda l’intera Unione monetaria. Anche volendo, sarebbe impossibile.

Il che non vuol dire, si badi bene, che le colpe e le debolezze sono tutte europee, perché il debito pubblico troppo alto, le riforme mancate e la produttività calante sono colpe nostre, ma non sarà emendando queste che si salverà l’euro e l’Italia nell’euro. Troppo diversi i tempi delle diverse crisi, e delle diverse soluzioni. Ieri, poi, è intervenuto un europeista serio ed esperto, Jean-Claude Juncker, capo dell’Eurogruppo, avvertendo che l’uscita della Grecia dall’euro non è affatto ipotesi impossibile, ma tecnicamente praticabile. Somiglia molto ad una presa d’atto. Una volta praticato il varco, però, ci passeranno in diversi, noi compresi, ove l’Unione non si aiuti a rimediare. Che si possa bloccare un simile processo perché anche i mercati internazionali siano chiamati a prendere parte al coretto montiano, cui s’è iscritto anche l’ex solista-duettante Giavazzi, talché lo splendore professorale induca tutti a giulive aspettative, o che si blocchi perché l’Italia non intende chiedere aiuto non già perché non accetta di essere un capro espiatorio dell’euro, ma perché non si comprometta il futuro di Monti, sono tesi che ben si conciliano con l’arrivo dell’ennesima ondata di caldo (del resto scontata, ad agosto). Contiamo che il fresco riporti la ragione, magari accompagnandola con il realismo che impone di avvertire che la crisi è superabile, che l’Italia è forte, gli italiani ricchi, ma occorre smetterla di prendersi in giro, perché del passato non è possibile conservare niente: né l’insipienza di governi che fecero crescere spesa pubblica e pressione fiscale, né il commissariamento della democrazia, che ha continuato in quel solco, facendo ulteriormente lievitare il debito e le tasse.

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