Economia

Asini e proroghe

Asini e proroghe

I governanti, quelli attualmente in carica, lo avevano detto in maniera solenne: mai e poi mai ci sarebbe stata una proroga al termine del 31 gennaio 1999, data entro la quale si sarebbe dovuto approvare il piano d’assegnazione delle frequenze ed assegnare le concessioni alle emittenti televisive. Il sottosegretario Vita, poi, ne aveva fatto un punto d’onore.

Il 30 ottobre dello scorso anno, su questo giornale, scrissi che tali solenni impegni erano una bubbola, e che entro il gennaio 1999 sarebbe arrivato il decreto di proroga, cosa che puntualmente avviene. E non è che proroghino di qualche settimana, magari per motivi “tecnici”, no prorogano tutto per mesi e mesi. Oggi, dunque, nell’esprimere il cordoglio per il vitiano punto d’onore, vediamo di capire cosa è successo.

E’ successo, intanto, che è stato varato il piano delle frequenze, non dal governo, ma dall’Autorità, come adesso prevede la legge. Tale piano è largamente simile a quello che si stava elaborando nel 1991 e che gli uomini attualmente al governo non si erano mai stancati di dire che si trovava “al centro di un’indagine giudiziaria”. Difatti è così, l’indagine giudiziaria, però, non è approdata a nulla, non sono neanche in grado di dire quale mai reato si sarebbe commesso, ed il nuovo piano somiglia al vecchio. E, questa, è già una prima lezione di cui dovrebbero far tesoro i giustizialisti, ignoranti un tanto al chilo.

Benché somigliante al vecchio piano, il nuovo ha un difettuccio non da poco: arriva otto anni dopo. Il mondo, si sa, non è rimasto ad aspettare e le evoluzioni tecnologiche non si muovono con gli stessi pachidermici ritmi. Così, oramai, quel piano è antiquato ed inapplicabile se riferito alla tecnologia analogica (quella, per intenderci, con cui si trasmettono gli odierni programmi televisivi). Ad applicarlo con l’analogico succederebbe questo: le emittenti dovrebbero spendere un mucchio di soldi, i cittadini dovrebbero spostare le antenne, ed alla fine di tale sarabanda si vedrebbero meno televisioni di prima. Di che vincere il mongolino d’oro.

Alcuni commissari componenti l’Autorità lo hanno detto: questo piano ha una validità se lo si applica alla tecnologia numerica, vale a dire ad un sistema che consente di trasmettere un numero più elevato di programmi utilizzando le medesime frequenze. E qui casca l’asino (ogni riferimento a Vita è involontario), perché se si applica il piano con questo più evoluto sistema succede, in virtù delle leggi attualmente in vigore, votate dalla medesima maggioranza che regge il governo, che a ciascun operatore possono essere assegnate più di tre televisioni. Altro che Emilio Fede sul satellite!

Per riflettere su cotale capolavoro il governo si autoconcede qualche bel mese di proroga. Naturalmente formali e solenni saranno le promesse secondo le quali non si saranno, mai più, altre proroghe. Ma finché c’è vita c’è speranza.

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