Economia

Bazooka

Bazooka

Si deve guardare a Francoforte e alla Banca centrale europea con una sola preoccupazione: mentre aumenta la distribuzione di carburante non ritrovarsi con il serbatoio piccolo o bucato. Il nostro motore produttivo ha subito danni, ma ancora ha un rompo imponente. Occhio al serbatoio, perché sarebbe indicibile beffa approvvigionarlo meno del possibile e meno della concorrenza.

Nel giorno in cui la Bce vara il Quantitative easing, l’acquisto massiccio di titoli di debito (non solo pubblico), i mercati già lo danno per scontato. La decisione della banca centrale svizzera, di sganciare il franco dall’euro, va letta in questa chiave: la Bce è credibile e farà quel che annuncia. Con un corollario istruttivo: una valuta piccola è in balia dei marosi, al punto da dovere stroncare il proprio sistema produttivo pur di difendersi. Tanto la decisione odierna è scontata, che già si parla dell’ipotesi che sia una delusione. Singolare timore, tanto più che viene agitato dagli stessi che hanno ritardato e smozzicato l’operazione.

La Germania finisce in minoranza. E’ un fatto, ma anche una parziale illusione ottica. Il governo tedesco ha lasciato che fosse Mario Draghi a spiegare ai loro cittadini il senso e la convenienza dell’operazione, senza troppo esporsi e opporsi. La loro banca centrale, invece, ha lottato. Ma nella comoda posizione di chi sapeva di essere in minoranza, sapeva che il proprio mercato interno avrebbe tratto vantaggi e si accomodava fra i critici che, in caso d’insuccesso, potranno affermare: ve lo avevamo detto. Insomma: la partita politica la vince Draghi, ma è patologico che la si sia giocata in quella sede, anziché dove siedono gli eletti dal popolo. L’operazione è buona, ma nella sua genesi ci sono tutti gli elementi della debolezza europea.

Ora che ci siamo, però, guardiamo agli effetti. Comperando titoli del debito la Bce cerca di tonificare l’inflazione (per contrastare la recessione), continua a far scendere il cambio (favorendo le esportazioni e approfittando del calo del petrolio) e farà calare ancora i tassi d’interesse. Il che renderà più facile e conveniente l’accesso al credito. Questo è il punto per noi delicato, perché se la liquidità si fermerà in banca non ne trarremo vantaggio. Anzi, il contrario. Può fermarsi in banca perché le regole del credito vedono in difficoltà le nostre banche, dal punto di vista della capitalizzazione (ed è un’ingiustizia, visti i danni prodotti dalle banche altrui), o può fermarsi perché parte delle nostre aziende sono talmente disidratate da non riuscire neanche a raggiungere la fonte. Sarebbe comunque un danno enorme.

Il lavoro fatto dalla Fondazione Edison e Confindustria Bergamo illustra quanto il sistema industriale europeo sia italiano e tedesco. Fatta la classifica per province nostri sono i primi due posti e ne abbiamo 9 fra le 23 meglio piazzate. I dati che arrivano dalla Cina non sono scoraggianti, a parte l’involontaria ironia di chi titola: crescita al 7.4%, la più bassa da 25 anni. Avercene un friccico! Il rallentamento cinese li spinge ad allargare il mercato interno, ampliando le opportunità per i nostri esportatori e nel campo dell’alimentare abbiamo piazzato successi regolamentari importanti. Allora perché il motore batte in testa? Perché la nostra crescita 2015 viene ridotta a un misero 0.4? perché il timore descritto all’inizio? Perché l’Italia che corre è sempre più piccola e quella che va a rimorchio sempre più pesante. Perché le politiche pubbliche, dagli sgravi fiscali alle agevolazioni per le assunzioni, non hanno il coraggio di concentrarsi su chi corre e si diluiscono in dosi omeopatiche e generalizzate. Perché cianciamo di semplificazioni e defiscalizzazioni, ma continuiamo a far crescere burocrazia e fisco. E perché si pensa che il rigore sia uno sciroppo amaro di marca europea, laddove dovrebbe essere l’elisir di sopravvivenza per chi non voglia crepare schiacciato dalla spesa e dal debito pubblico. Ecco perché.

E se queste cose renderanno più piccolo, meno accessibile o bucherellato il serbatoio con cui attingere al carburante che la Bce mette in circolazione, alla fine a giovarsene di più saranno gli stessi che all’operazione si oppongono: i tedeschi, che vedrebbero aumentare il vantaggio competitivo dei loro produttori. E se accadesse sarebbe da scemi prendersela non loro.

Pubblicato da Libero

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