Economia

Cheli, Romiti e le leggi

Cheli, Romiti e le leggi

Caro Direttore,

come forse avrà saputo collaborai, nel mio piccolo, alla nascita della famigerata legge Mammì. Non contento di questo, continuai e continuo a sostenere che si tratta di una buona legge, fin qui non superata, in bontà.

Detto questo, sono d’accordo con il dottor Cerase Romiti : non vi è motivo di mantenere uno steccato divisorio fra il possesso di televisioni e quello di quotidiani (lasciamo perdere il caso dei settimanali, ereditato dalla legge sull’editoria). E’ giusto. Allora si dovette accettare un compromesso, senza il quale la legge non sarebbe mai passata, sul quale nessuno sollevò grandi obiezioni (salvo le “vittime”, ovvero la Fininvest), e che portò alla nuova legge il grazie esplicito ed urlato del dottor Eugenio Scalfari.

Vedo che qualche esponente di governo afferma che certi passi della Mammì devono essere conservati, dato che favoriscono la difesa del pluralismo. Troppo buoni, anche se di idee troppo pluraliste, visto che sono capaci di affermare il contrario di quel che hanno fin qui ripetuto.

Al dottor Romiti vorrei rivolgere una sola domanda : lei che è uomo di principi saldi, non trova sgradevole il fatto che a sostenere la sua stessa tesi, lo stesso giorno, sul giornale della Confindustria, “Il Sole 24 Ore”, ci sia il presidente dell’Autority che dovrebbe controllare il mercato? Se il prof. Cheli ha qualcosa da dire sulle leggi, considerato che non si tratta né di un parlamentare né di un semplice cittadino, vi sono gli strumenti previsti dalle leggi stesse, non ultima la famigerata Mammì. Se si leggessero, studiassero ed applicassero, le leggi, prima di chiederne la modifica, sarebbe meglio.

Cordialmente

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