Economia

Conferenza del debito

Conferenza del debito

Si possono allungarne i tempi, ma non tagliare il debito greco. Attenti a non perdersi appresso alla germanofobia, o alla germanofilia, perché di mezzo non ci sono solo i nostri soldi, ma la morale stessa dell’Unione europea. Il debito non si può tagliare perché nelle mani delle istituzioni europee, finanziate dai singoli stati nazionali, in ragione del prodotto interno lordo di ciascuno. Ridurlo con un tratto di penna non significa solo rinunciare ai soldi dati, ma ammettere che prestarli è stato un azzardo, da far pagare ai contribuenti. Il che non è né possibile né ammissibile.

Il Fondo monetario internazionale sostiene il contrario, talché molti hanno letto quella posizione come polemica nei confronti del governo tedesco, che ha menato le danze per assenza altrui. Abbaglio profondo: il Fmi può sostenere quella posizione proprio perché istituzionalmente ed economicamente estraneo all’Ue. Fu un errore (voluto dai francesi) chiamarlo dentro la partita, ora ne va posto fuori. Noi lo scrivemmo allora: chiamare l’Fmi significa accettare il commissariamento dell’euro e dell’Unione. Rimane vero, anche se tutti parlano del commissariamento greco, che a sua volta è un abbaglio.

Il debito accumulato dalla Grecia non è per loro sostenibile, né gestibile, nelle condizioni date, con piani d’aiuto. Perché quell’economia è troppo debole e improduttiva. I governi greci sono stati capaci di spendere, ma non d’investire. Tenere la Grecia dentro l’euro comporta essere consapevoli di doverne allungare, e molto, le scadenze del debito, mentre un taglio significherebbe trasferire ricchezza degli altri contribuenti verso quelli greci. Che non solo è proibito dai trattati, ma anche profondamente ingiusto. Immaginate se fosse chiamati a referendum quelli che danno, anziché quelli che prendono! Anche l’allungamento dei tempi è un costo per i contribuenti dei creditori, ma a fronte di un risultato considerato di valore: l’integrità dell’Unione.

La confusione d’idee è tale che capita sovente di leggere attacchi alla rapacità tedesca, ma elaborati in nome di idee che appartengono ai falchi di quel Paese (capita la stessa cosa con l’immigrazione, per cui chi chiede che venga fermata e impedita poi s’indigna se Merkel fa piangere una bambina: non si sono accorti che vogliono la stessa cosa, e se ci si commuove è perché sembra ingiusto che sia allontanata una famiglia che già parla tedesco, ovvero un sentimento opposto all’altrimenti reclamata espulsione dei non aventi diritto). Se ci si stordisce meno con i partiti presi e con le polemiche a ogni costo, però, ci si accorge che i tedeschi più falchi sono anche i più lontani dall’idea che l’Ue esista in quanto parte della comunità Atlantica, mentre sarebbe pericolosa se concepita come potenza a quella antagonista. E se si guarda con occhiali meno colorati, si scopre che quel sentimento teutoeuropeo è oggi giocato, in Germania, contro Merkel. Mentre quello Atlantico è più vicino alla visione inglese, con cui Cameron vuol portare i  sudditi di sua maestà a votare a favore dell’Europa. Hai visto mai che certe letture siano superficiali?

Il tema non ancora sverginato resta quello del debito: chi ne accumula troppo e non riesce a onorarlo perde sovranità. Per forza. Tutto sta a capire se si accetta che questo avvenga in modo asimmetrico, quindi a danno di alcuni e a favore di altri, o simmetrico, quindi da parte di tutti verso istituzioni dell’Ue. Che oggi non sono pronte perché quel tema non s’è voluto affrontare, posto che furono francesi e olandesi ad affondare la maggiore integrazione politica. Insomma, l’insostenibilità del debito greco è solo una tessera della più generale insostenibilità dell’incompiutezza europea. Chi crede di poterla mettere tutta in conto ai tedeschi ha un’idea fumettistica della storia europea e una propensione autoassolutoria per certi debiti mostruosi, come il nostro.

Mi pare di capire che, a parte i fremiti degli sconfitti del secolo scorso, che allora si chiamavano fascisti e comunisti, sia opinione diffusa che tornare indietro dall’euro sia una catastrofe. Condivido. Ma fermi neanche si può restare, perché il resto del mondo s’è mosso e la parentesi rosa dei primi dieci anni s’è chiusa. Per rimettersi in moto occorre subito una conferenza europea del debito, che sarà travagliata, ma i suoi esiti potranno essere più promettenti dell’evanescente e svanita costituzione europea.

Pubblicato da Libero

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