Il mondo delle telecomunicazioni, introdotto alla concorrenza, riserva gustose sorprese. Un giorno si aprono i quotidiani e si trovano pubblicità a tutta pagina : Confindustria ha chiuso un accordo con Albacom.
Confindustria è l’associazione degli industriali italiani, Albacom è un concorrente di Telecom Italia. Che anche gli imprenditori si siano accorti di quanto sia bello il libero mercato è certamente una notizia che merita di essere segnalata (per la verità, con Albacom, un accordo era stato chiuso, un anno prima, dalla Confapi, il che starebbe a significare che se ne accorgono prima le piccole delle grandi industrie, il che non è privo di significato).
Passa qualche giorno, apri gli stessi quotidiani e trovi un annuncio a tutta pagina : Confindustria ha chiuso un accordo con Infostrada. Infostrada è un concorrente di Telecom Italia e di Albacom.
A questo punto si diventa curiosi e si cerca di sapere con chi funzionino i telefoni della Confindustria, con Albacom o con Infostrada? Funzionano con Telecom Italia.
Volendo escludere delle irregolarità, se ne deduce che sono stati firmati contratti nei quali si stabilisce solo e soltanto che ogni singolo associato alla Confindustria può avviare un rapporto o con Telecom Italia, o con Albacom, o con Infostrada. Naturalmente può farlo anche con Tim o con Omnitel, e potrà farlo con Wind. Così come può comperare carte telefoniche a seconda delle proprie convenienze, o collegarsi a nodi che trasferiscono all’estero il traffico internazionale. Si sono, quindi, firmati dei contratti che pongono l’associato a Confindustria sullo stesso piano di libertà di ciascuno di noi che, non avendo industrie, non ci associamo all’aquilotto.
E poi c’è qualcuno che ancora si ostina a negare i grandi benefici, economici non meno che culturali e civili, del libero mercato e della concorrenza.