Economia

Contagio e contagiati

Contagio e contagiati

Mario Monti ha le sue ragioni: l’Italia non è contagiosa. Infatti è stata contagiata. Abbiamo le nostre colpe e conducevamo vita dissoluta, ma il contagio è arrivato da fuori. Monti lo sa, visto che ha alacremente contribuito. Non ha inventato nulla, altri prima di lui frequentavano le infezioni, ma lui le ha tecnicamente perfezionate. Al punto di chiudere in bellezza: era stato scelto per gestire l’accordo e avvia lo scontro con la Commissione europea. La cosa incredibile è che la politica s’è dissolta al punto da lasciarlo lì, con un Parlamento okkupato e un Quirinale disoccupato.

E’ il mondo alla rovescia: mentre la Banca centrale europea prova a fare politica economica, sottolineando la caduta dei sistemi produttivi e dell’economia reale, i governi europei perdono capacità politica, continuando a sfondare i deficit, e il nostro, dimissionario dallo scorso 21 dicembre, nel limbo della macerazione costituzionale, è inerte innanzi al massacro cui siamo sottoposti. L’unica politica federale si trova nella Banca centrale, istituzionalmente monca, mentre la politica democratica è in fuga da sé stessa, incapace di contrastare quel che più nuoce alle democrazie: l’impoverimento economico e lo spaesamento morale dei ceti medi e produttivi. O si spezza il maleficio o si spezzano Unione europea e democrazie.

La politica di bilancio imposta all’Italia, e dalla nostra politica accettata, ha dato i suoi esiti previsti, verificando il proprio fallimento: cresce la pressione fiscale, si mantiene basso il deficit e, contemporaneamente, cresce il rapporto fra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, avviandosi a sfondare il tetto del 130%. Il che avviene perché inseguendo il servizio al debito si deprime l’economia, scende il pil e si ottiene un risultato opposto a quello che si desiderava (sia in termini assoluti che percentuali). Un perfetto esempio di errore. Con l’aggravante che dopo avere gridato per anni appresso allo spread, dopo avere scambiato i suoi rialzi come bocciature dei mercati, indirizzate alle politiche nazionali, ora che la situazione peggiora lo spread è considerevolmente sceso. Miracolo o disgrazia? La seconda che hai detto, perché pur essendo notevole la liquidità, alimentata dalle banche centrali statunitense e giapponese, i soldi non s’indirizzano verso gli investimenti e il sistema produttivo, che boccheggiano, ma verso la rendita finanziaria assicurata dai debiti sovrani. Il nostro contribuente (come altri europei) paga le tasse per finanziare risparmi e fondi pensioni di quelli che verranno da noi a fare le vacanze. Sempre ammesso che non vadano altrove. Un successone, pregno di grande competenza tecnica.

A fronte di ciò la Bce punta il dito verso la disoccupazione che cresce e urla: “il futuro meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico rappresentano elementi d’importanza cruciale per una rinnovata integrazione del sistema bancario e quindi richiedono una rapida attuazione”. Decodificato: se non vi sbrigate a creare un vero spazio bancario omogeneo, con regole e controlli uguali, gli squilibri diventeranno ingestibili, con intere aree d’Europa che vedranno essiccarsi la fonte del credito, così disidratando imprese e consumatori. Magari anche con spread bassi, finché sarà possibile spremere i contribuenti e intaccarne il patrimonio. Ovvero depredarli a favore di altri.

C’è di più: solo una vigilanza unica sarebbe in grado di far emergere la reale solidità delle singole banche, in tale modo riscattando le nostre rispetto a quelle tedesche. E questo è un punto politico fondamentale, altrimenti chi è meno patrimonializzato e con più guasti in bilancio (come la Deutsche Bank) continuerà a dare lezioni agli altri, sol perché si finanzia pagando un tasso inferiore.

A questo si aggiunga che mentre noi ci avvitiamo nella recessione, dimostrandosi che la ripresa della seconda metà 2013 è mera illusione, la Commissione ci costringe a un deficit basso (con un avanzo primario che è il più alto d’Ue), che aggrava le cose, mentre alla Francia consente di farlo crescere a piacimento, alla Spagna si salvano le banche, alla Grecia si forniscono aiuti a tassi inferiori a quelli di mercato, il tutto anche a spese degli italiani che non riescono a far valere la forza sia della loro economia che della loro partecipazione militare in giro per il mondo.

Non so quanto quoti, nei mercati asiatici, la partecipazione di Matteo Renzi all’elezione del presidente della Repubblica, che tanto angoscia la sinistra, ma ho la netta sensazione che non gliene freghi niente a nessuno, mentre il perdurare della crisi di governo, che si trascina per quattro mesi, è vista come la dimostrazione che degli interessi italiani non importi molto nemmeno agli italiani.

Pubblicato da Libero

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