Economia

Conti e terrore

Conti e terrore

La minaccia fondamentalista è una cosa seria, si cerchi di non tirarla in ballo a sproposito. E’ evidente che quel che accade nel mondo influisce anche sugli andamenti economici, ma è escluso che possa influire su quel che è già accaduto. Insomma: la violenza fondamentalista si scatena, a Parigi, il 13 novembre, il 29 successivo il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, avverte che lo 0.9% di crescita del prodotto interno lordo, per il 2015, è solo una previsione. A parte il fatto che era stato dato quasi per acquisito, lasciando intendere che si sarebbe potuti arrivare a un tondo 1%, sarebbe cinico e puerile mettere il sangue e i conti in così immediata relazione. La crescita di quest’anno non possiamo essercela giocata nelle scorse due settimane. Era fiacca anche prima. Come qui avvertimmo e documentammo.

L’onestà intellettuale impone si aggiungere che sarebbe sciocco attribuirne l’intera responsabilità al governo in carica. Ma neanche, per la medesima ragione, si può tacere la martellante presa in giro cui siamo stati sottoposti. Fino al punto di annunciare festosi regali di compleanno per i maggiorenni, in un tripudio di clientelismo senza manco posti di lavoro dati.

Il terrore, se vogliamo dirla tutta, ci ha aiutato. Se si guardano i numeri del turismo e gli sbarchi dalle crociere ci si accorge che la loro crescita è un derivato dei pericoli incombenti su altre sponde del Mediterraneo. L’Egitto presentava già molti problemi di sicurezza, quel che è accaduto al museo tunisino del Bardo, nello scorso marzo, ha quasi interrotto il flusso. Ma non le crociere, che si sono dirette altrove. Va detto senza trionfalismo o soddisfazione, vista l’origine del fenomeno, ma è un fatto che questo genere di turismo è per noi aumentato, con significativo giovamento del pil. Metteteci anche l’Expo, che qualcosa pur conta. Metteteci la spinta indotta dalla politica monetaria della Banca centrale europea (almeno mezzo punto, ma per noi il giovamento è stato maggiore che per altri), con anche il deprezzamento dell’euro e il favore che questo porta alle esportazioni, ed ecco che avete praticamente coperto l’intera crescita che sarà contabilizzata a fine anno. Cause interne? Non rilevate dai sismografi.

Nuovamente: nessuna persona sensata si aspetta che chi governa faccia miracoli, ma neanche gradisce che si dedichi ai trucchi. Alcuni dei quali sono nocivi. Lo è, ad esempio, il continuare a premere sulle autorità europee affinché si possa aumentare il deficit, facendo finta di non sapere che quegli sbilanci potranno diventare cianuro, il giorno in cui gli anestetici della Bce venissero meno o perdessero effetto (e, prima o poi, dovrà accadere). E’ nocivo, molto, continuare a far finta che i conti quadrino aggiustandoli con le clausole di salvaguardia, ovvero quelle maggiori entrate (leggi tasse) da attivarsi qualora non si verifichino le illusorie previsioni inserite nelle leggi di bilancio. Questa tecnica non è solo elusiva, ma corruttiva, perché sposta in vanti il costo delle condotte odierne e toglie credibilità ai conti pubblici, aumentando l’incertezza. Sulle spese degli italiani questo pesa più degli attentati messi in atto da mezze seghe fanatizzate.

Se si guarda l’andamento della produttività italiana, in confronto a quella europea, ci si accorge che non solo perdiamo posizioni da lustri, ma le abbiamo significativamente perse anche a partire dal 1999. E la cosa ancora più significativa, in questa dolorosa constatazione, è che mentre la media Ue e dell’Eurozona risale dal 2012, noi, che avevamo perso molto di più, abbiamo continuato a scendere (dati della Commissione Ue). Questo è il fronte sul quale lanciare le riforme interne. Ma è ancora popolato da chiacchiere. Dice Matteo Renzi: “assieme a Pier Carlo sono assolutamente convinto che l’Italia potrà dare un messaggio positivo”. Che bello, ma il fatto è che il ministro dell’economia (e la pianti di chiamare le persone con il nome proprio, che non siamo fra vicini d’ombrellone) ha appena finito di dire che la vede scura. Non badiamo al decimale, replica Renzi. A parte che per un decimale avviarono giochi pirotecnici, proviamo a vedere se detta in modo diverso lo scuote dal propagandismo a tempo pieno: l’Italia cresce e crescerà, secondo i conti del suo governo, meno della media europea e meno della metà dei Paesi che, come noi, hanno avuto la recessione più dura. Il resto non è zero virgola, è zero e basta.

Pubblicato da Libero

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