Economia

Dal grande intrigo al grande imbroglio

Dal grande intrigo al grande imbroglio

Dal grande intrigo al grande imbroglio, da Telecom ad Alitalia. Ora come allora è Romano Prodi a governare. Allora fu un disastro, cifre e fatti alla mano, come abbiamo dimostrato, con la più devastante distruzione di ricchezza pubblica. Per Alitalia siamo alle prime mosse, che al momento fanno più ridere che piangere.

La decisione di vendere la maggioranza delle azioni Alitalia risale al 2004, e dopo quel primo passaggio lo Stato rimase con il 49,9% delle azioni, che ancora possiede. La gestione sarebbe dovuta essere privatistica, ma l’influenza della politica è rimasta preponderante, aggravando la crisi. Ora Prodi annuncia che venderà un ulteriore 30%, costringendo chi vuole comprare ad offrirsi di rilevare tutte le azioni sul mercato. Attenzione: tutte, ma non quelle che resteranno allo Stato, perché, come chiarisce il ministro comunista (senza offesa) Ferrero, quelle non sono in vendita. Si suppone, dunque, che ci sia in giro qualcuno disposto a sborsare un paio di miliardi per avere l’onore d’essere socio del governo. Una volta pagato il salato obolo, codesto signore dovrà rimanere “sotto stretto controllo della mano pubblica”, come stabilisce il ministro comunista (sempre senza offesa) Bianchi. Dovrà prendere diversi impegni, e “soprattutto il mantenimento dell’occupazione”, Ferrero dixit. In cambio avrà maggiore regolamentazione, come caldeggia Bianchi, e qui, forse, c’è il trucco. Già, perché il comunista Bianchi vuole regolare il mercato in modo da favorire la nuova Alitalia, dove lo Stato s’è trovato un socio. La qual cosa è contro le regole europee e contro quelle del mercato, però è suggestiva perché comincia a delineare il profilo di un investitore che, altrimenti, sarebbe un pazzo prima ancora che un suicida.

Chi la compera una roba simile ed in quelle condizioni? Risposta: chi fa affari con il governo, chi conta di tenerlo al guinzaglio anziché finirci, chi può avere altre compensazioni e far profittare altri interessi. Tradotto in un italiano lineare, trattasi della peggiore commistione fra affari e politica, il che spiega la prudenza ed i birignao di tanto bel giornalismo. La cosa è talmente sfacciata da strappare un sorriso. Attenti, però, anche di Telecom parlammo in solitudine, prevalse il conformismo non disinteressato, fino al disastro.

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