Economia

Debito pubblico & debito privato

Debito pubblico & debito privato

I dati economici non basta citarli, si deve anche averli digeriti. Due più due fa sempre quattro, ma si tratta di un fatto positivo se riferito alle caramelle, meno se destinato a contabilizzare i calcoli in un rene. Qui ho già ragionato sul rapporto fra indebitamento pubblico (che da noi è impressionante ed onerosissimo) e privato (che invece è basso), ed è vero che la somma dei due debiti, in rapporto al prodotto interno, ci pone nella media dei Paesi sviluppati. Solo che la composizione del debito non è indifferente, i numeri non sono affatto uguali, e mi sfugge il lato divertente.
Se lo Stato è molto indebitato ed i cittadini lo sono poco vuol dire che, da molto tempo, le decisioni di spesa sono prese più dalla politica e dall’amministrazione che dai produttori di reddito e dalle famiglie. Pessima cosa. In termini politici significa che i cittadini sono meno liberi dei loro colleghi con più debiti ed amministrazioni pubbliche più virtuose. Se il debito complessivo è comunque nella media, significa che non ci sono margini per allargare quello privato e, al tempo stesso, neanche per abbassare la pressione fiscale, la cui raccolta serve anche ad onorare il debito pubblico. Non mi pare una buona cosa, e conferma l’andazzo secondo cui ciascuno di noi ha una sovranità limitata sui soldi che guadagna. Pessimo, ed anche pericoloso. Le famiglie sono poco indebitate non perché tutte ispirate ad una visione trappista della vita, ma perché il credito è concesso con difficoltà ed è troppo costoso, rispetto ad altri Paesi, dove, infatti, hanno più debiti. E’ un segno d’arretratezza, non di virtù. L’unico sgravio in cui largheggiamo è quello rubato, frutto dell’evasione fiscale, che nei momenti di crisi moltiplica le ingiustizie.
Certo, se imponessimo a tutti gli altri Paesi di sommare i due debiti, finiremmo di essere l’eccezione negativa. Ma avremmo solo nascosto il male strutturale che coviamo. Come il somaro che pretende d’essere giudicato per la media dei voti, chiedendo di contabilizzare anche religione, educazione fisica e condotta. Raggiunge il cinque, forse, ma resta un asino. Si può, invece, liberare il risparmio dall’esproprio fiscale che subisce se investito, allora le virtù private possono divenire pubbliche. Ma è cosa diversa dal giocare con il pallottoliere.

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