Economia

Digitale battuto

Digitale battuto

L’Italia burocratica si mangia quella digitale. La digitalizzazione della pubblica amministrazione porterebbe servizi migliori e minori costi, ma, al contrario del confetto lassativo, non basta la parola, ci vuole capacità e conoscenza. Molti sono gli errori commessi: nel 2012 il governo Monti creò l’Agenzia per l’Italia digitale, che non ha mai funzionato, s’è trascinata fra adempimenti burocratici e mancanze amministrative, ha distrutto il lavoro fatto dall’Agenzia dell’innovazione e i tre centri di scambio con la Cina (chi scrive fu tra quanti ci avevano lavorato, con successo), e ora il governo Renzi nomina un commissario, che sostituisce il commissario di allora, bandendo una gara per stabilire chi dovrà guidarla. Tempo sprecato, soldi buttati, occasioni perse. La Commissione europea ci ha restituito il piano governativo (trasmesso nel dicembre scorso) per la larga banda, con 351 osservazioni. Altro che accedere ai fondi, e stiamo parlando di 3.6 miliardi, di cui la metà finanziata da soldi europei, con quella roba s’è toccato il fondo dell’approssimazione e della sconclusionatezza. Concentriamoci su quel che si può fare, che è meglio.

Per tutti i capitoli dell’anagrafe, dell’identità, della fatturazione elettronica, del fascicolo sanitario e delle ricette, non c’è il benché minimo ostacolo tecnico da affrontare. E’ tutto a portata di mano. Va solo demolito il muro delle norme contraddittorie, degli adempimenti ultronei e, prima di tutto, degli egoismi e delle miopie delle singole amministrazioni. Dietro queste ultime si nascondo, spesso, investimenti consistenti per l’acquisto di baracche inutili, o comunque inutilizzate. Superiamo anche questo problema, altrimenti per coprire uno spreco se ne fanno altri. Il modo in cui procedere è già stato sperimentato con un servizio, che quando esisté si chiamò “Vivifacile”: il cittadino entra, si identifica e da lì in poi fa quello che gli serve. Funzionò poco, per le ragioni ricordate, ma dove funzionò, per esempio accedendo ai servizi della motorizzazione civile, lo fece egregiamente. Piuttosto che aggiornare quel che era rimasto indietro si chiuse quel che era andato avanti.

Nei settori della scuola e della giustizia si può fare la rivoluzione risparmiando. Alcune regioni hanno finanziato l’acquisto di terminali per scuole e studenti, soldi spesi in ferraglia inutile, se non si passa velocemente alla didattica digitale. Imponente quel che si fece per la digitalizzazione dei fascicoli alla cancelleria del giudice indagini preliminari, presso il tribunale di Roma (il più grande, il più complesso, eppure funzionava). Ciò non solo porta efficienza e risparmi, ma fa crescere i nostri innovatori e programmatori, i cui prodotti non hanno nulla da invidiare a quelli migliori nel mondo. Salvo il mercato interno, che da noi è asfittico. Ne abbiamo parlato altre volte.

Apple annuncia il prossimo lancio di applicazioni per la salute e la sicurezza. Sono tutte cose che potremmo fare in casa nostra, risparmiando e consentendo una vita migliore ai malati (si pensi a diabetici e cardiopatici), affrancandoli dal bisogno ripetuto di correre per falsi allarmi, o, all’opposto, di andare all’altro mondo per trascuratezza. Sono cose che si fanno con poco, se si sa dove mettere le mani. E sono cose che producono ricchezza, se si lavora su modelli replicabili ed esportabili.

Il governo ha fatto bene ad azzerare la mal nata Agenzia digitale, ma non basta demolire, si deve sapere costruire. E si deve essere capaci di ripartire dalle cose buone già fatte. Spesso, invece, è proprio l’ignoranza, frammista all’arroganza, a far credere che nulla di buono possa e debba essere salvato. Fa rabbia ricordare che è italiana l’ideazione del personal computer ed è italiano il sistema di compressione (MP3) che rende possibili molti servizi e contenuti che portiamo in tasca. E fa ancora più rabbia vedere come una burocrazia ottusa (quando va bene) consenta a produttori multinazionali di scaricare nella penisola i propri avanzi di magazzino, facendoseli pagare (ad esempio le Lim, lavagne interattive multimediali). Ci vuol niente a rialzare la testa e riprendere a correre, ma quel niente parte dall’esatto opposto di quel che si è fatto: la baraccopoli burocratica va smantellata, non ampliata.

Pubblicato da Libero

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