I dati vanno letti tutti e per capire, non per estrapolare la bandierina esaltante o quella cupa. Gli ultimi pubblicati dall’Istat dicono che il tasso di disoccupazione è (a novembre) al 5,7%. In calo. Sicuramente un dato positivo. Al tempo stesso, però, il tasso di occupazione rimane fermo al 62,4%, che è sì in crescita rispetto al passato, ma rimane il più basso in Ue, dove la media è al 75%.
Lavoriamo in troppo pochi. Ma c’è di più: si sono attivati 328mila posti di lavoro, ma i disoccupati sono diminuiti di 459mila unità. Il che spiega il calo del tasso di disoccupazione, ma che ha in parte alimentato non l’occupazione, bensì l’inattività. L’aumento dell’occupazione, infine, non si accompagna a una pari crescita del Pil, e ciò significa che si tratta di lavoratori a basso valore aggiunto.
La crescita mancante, quindi, dipende da ancora troppo pochi occupati e di bassa formazione, oltre che dagli investimenti non fatti. Formazione, innovazione, semplificazione. Il resto è rumore di fondo.
Davide Giacalone, La Ragione 9 gennaio 2025