Economia

Entrati nel club

Entrati nel club

Il club dell’Euro non è poi così ristretto, ma l’esservi entrati ha euforizzato gli italiani. Mi correggo, non gli italiani, ma i politici italiani, ed i giornalisti loro aggregati. Così, l’ingresso nel club dovrebbe essere la premessa del grande premio ai governanti, della durevole stabilità, dell’emarginazione dell’opposizione. Dovrebbe, taluno vorrebbe, che fosse così. Ma la realtà è diversa da questa rappresentazione da festa paesana, così ingiustamente ambientata in Campidoglio.

L’Euro ha un grande protagonista. Un uomo che dimostra ancora la superiorità della politica sui sondaggi, che antepone un disegno politico ad un successo elettorale. Un protagonista che non resterà nella storia per i sorrisi alla Blair, ma per la determinazione con cui ha ridisegnato la storia d’Europa : il cancelliere Kohl.

Oggi, nel suo paese, la Germania, lo attaccano a causa della lunga trattativa e del non onorevole compromesso che sancisce l’alternanza fra Duisemberg e Trichet ai vertici della Banca Centrale Europea. Ma quegli stessi fatti, fra qualche tempo, verranno letti in modo assolutamente diverso, e una notte di trattative non sembrerà (a me non sembra neanche adesso) un così terribile scandalo. Oltre tutto, si dovrà vedere come funzionerà l’alternanza (in Italia vi sono maestri di staffette mancate), e se, per caso, Trichet non si troverà a condividere la politica restrittiva e monetarista più di Duisemberg. Ma questo si vedrà.

Quel che si è visto, intanto, è che nel bel mondo politico di Roma è stato ricevuto, con tutti gli onori ed i clamori, il signor Gerard Schroeder. Ovvero l’uomo che non ha condiviso la politica europeista di Kohl, che ora vuole togliergli il cancellierato e che se fosse stato per lui l’Italia non avrebbe mai avuto la medesima moneta della Germania.

Insomma, da noi si pretende di festeggiare l’eternità del governo che ci ha portato nell’Euro, ma, al tempo stesso, di festeggiare colui il quale intende detronizzare chi l’Euro ha più fortemente voluto. Da noi si plaude ad un governo che, nel corso della trattativa sulla BCE, non ha contato un fico secco; ma non si leva una sola voce ad elogiare il ruolo di chi quella BCE ha fortemente voluto, ed al fine realizzato accettando una sconfitta tattica.

Basta questa scena per capire che nel non esclusivissimo club degli undici entra un’italietta tronfia per il permesso d’accesso, ma incapace di giuocare un qualche ruolo politico. Satolla dell’esserci, pertanto distratta dal fare e contare. Destinata ad allinearsi con le impuntature nazionali dei francesi, o con le spinte integrazioniste tedesche, o con i desideri liberalizzatori degli olandesi. Od a turno con ciascuna di queste posizioni, salvo sperare di ricevere una qualche pubblica considerazione da quel governo laburista inglese che si è tenuto volutamente fuori dal club. Un’italietta superficiale ed irreggimentata, che, magari, da oggi si sentirà in diritto di far deflagrare le così poco appassionati questioni politiche interne.

Non sappiamo se Kohl perderà le prossime elezioni politiche tedesche. Non sappiamo se pagherà il conto della sua determinazione europeista. Sappiamo che nell’Europa della politica incipriata ha saputo ricordare che la sostanza delle cose viene prima del pavoneggiarsi innanzi alle telecamere.

Condividi questo articolo