Economia

Eurobomb anziché eurobond

Eurobomb anziché eurobond

Volevamo gli eurobond, s’approssimano le eurobomb. Pensammo a strumenti per unire, s’apprestano quelli per frantumare. Suggerisco un supplemento di riflessione, a quanti festeggiano la prossima esplosione dei vincoli di bilancio, perché la destinazione di quei soldi, che saranno nostri ulteriori debiti, ho l’impressione che non piacerà loro. Per niente. Non è in discussione la volontà di far fuori califfo e califfofili. A essi spetta il destino che invocano: andarsene all’altro mondo. Ma il come non è affatto indifferente, bensì decisivo. Sparare va più che bene, ma meglio prendere la mira.

I francesi hanno toccato l’abisso nel quale è caduto il loro sistema di sicurezza. Un’azione terroristica può capitare in ogni luogo, ma due cose non possono capitare: la prima che un assassino sia fermato e non riconosciuto; la seconda che lo si venga a sapere. E’ la prova di quanto sia vasto il guasto. In quelle condizioni il loro presidente, François Hollande, ha saputo riprendere l’iniziativa politica: dichiara guerra e annuncia che il rigore di bilancio è da considerarsi cancellato. La prima cosa ha avuto un solo interprete capace di coglierne la pienezza del significato: “uniti come contro Hitler”, ha detto Putin. Non è mica una gaffe, ha un senso preciso: uniti al di sopra e anche contro l’Unione europea. Hitler era tedesco, alleato con gli italiani. Fummo opportunamente sconfitti, ma non si può certo sostenere che fossimo uniti.

La colpa di questo ricade in gran parte sull’inerzia statunitense. Da quando non ebbero il coraggio di fermare Assad, lasciando ruolo ai russi, ondeggiano nel vuoto. Il che comporta una guerra in cui i soli veri combattenti di terra (se stiamo facendo la guerra all’Is), ovvero i curdi, vengono bombardati da alcuni dei nostri presunti alleati. Vogliamo parlarne, oppure bastano i botti a coprire il problema?

Già, ma almeno sui soldi, perdinci, Hollande gliele ha cantate, a madama Merkel. Astuto, il francese. Da una parte non gli tornavano i conti, dall’altra mette in difficoltà l’opposizione di destra, perché più che la guerra, che diamine vuoi fare? Il fatto è che i soldi presi a debito, allargando il deficit, in parte servono a finanziare le armi, ma in parte maggiore verranno usati per spegnere l’incendio interno. Il che vuol dire spenderli per sovvenzionare e lenire il disagio sociale. Detto in maniera ruvida: li spenderanno per gli immigrati, di prima o seconda generazione. Immagino che qualche sorriso si spenga, a questo punto.

In chiave italiana quello sfondamento significa più spesa corrente, più forestali, più trasferimenti. Poi più deficit, più debito e conseguentemente più tasse. Ancora allegri? La tragedia si sarebbe potuta usarla diversamente, magari anche spendendo in deficit, ma scegliendo di finanziarci il controllo comune delle frontiere, un’intelligence condivisa, defiscalizzazioni del lavoro, opere pubbliche infrastrutturali. Ma in quel modo l’operazione somigliava troppo agli eurobond, mentre le eurobomb sono più utili a coprire i fallimenti delle classi dirigenti nazionali.

La guerra, infine, la dichiariamo a chi ci rifiutiamo di riconoscere come Stato. Il che fa venir meno lo schema classico: la guerra comporta spese enormi, le spese alimentano lo sviluppo, si vince (se si perde è finita lì), si porta a casa il bottino e l’inflazione successiva cancella i debiti. Qui l’inflazione non si riesce a farla partire neanche con la respirazione bocca a bocca, mentre non ci sono bottini, perché non ci sono nemici cui portarli via. Fra gli alleati ci sono i principali estrattori di petrolio, manco a dire che conquistiamo approvvigionamenti alternativi. Quelli italiani, del resto, sono stati messi a rischio e in parte sottratti dall’altra guerra che i francesi scatenarono, in Libia (segnalo che il ragionamento di allora, con il non volere restare isolati e il partecipare per non restare fuori, si riproduce fin troppo simile).

Lo dico dopo avere sostenuto, e confermo, che già l’assassinio di Khaled Assad e gli scempi di Palmira (agosto scorso) erano più che sufficienti per mettere gli scarponi a terra e cancellare la merdaglia fondamentalista. Meglio se con alleati islamici. Meglio in coalizione con egiziani, giordani e sauditi. Meglio se facendo combattere i curdi, che già fecero scappare i fondamentalisti, con le braghe piene. Ma per far queste cose occorre far funzionare la politica. Mentre cavarsela o botti somiglia molto al dovere prendere atto che non c’è verso di riuscirci.

Pubblicato da Libero

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