Economia

Eurospacciatori

Eurospacciatori

L’euro passa da soluzione a spiegazione di tutti i mali. Due abbagli. Così chi era europeista non festeggiante fu bollato d’euroscetticismo, e chi rimane europeista, ma non condolente, è bollato d’eurofissazione. Ciò senza curarsi del fatto che se potemmo scrivere due anni prima le cose che ora sentiamo ripetere con superficiale ossessione è perché usavamo ragionare anziché vociare. Suggerisco una domanda terapeutica: finché sono i poveri ad avere molti debiti, la cosa non stupisce e si spiega, ma come mai le aree più ricche del mondo, dagli Usa all’Ue al Giappone, sono quelle con i più alti debiti pubblici? Può reggere, una simile condizione, in qualsiasi valuta la si contabilizzi?

C’è in giro un sacco di gente convinta che a stampar denaro si risolve la crisi e si riprende a veleggiare. Ah, se non ci fossero i vincoli! Ah, se avessimo la nostra liruzza! E’ la situazione in cui si trova il drogato: dal suo punto di vista è evidente che il sopraggiungere dell’astinenza suggerisce di sbrigarsi a prendere droga; vista dall’esterno è evidente che dovrebbe disintossicarsi. Più che per gli economisti, questo è un buon mercato per gli spacciatori. Succede, difatti, che se i ricchi continuano a indebitarsi, in questo modo finanziando i mille vizi contratti nel tempo, saranno i prestatori, prima o dopo, a essere più ricchi e potenti, declassandoli drasticamente. L’alternativa, a quel punto, è la guerra. Non sarebbe la prima volta, nella storia, ma non riesco a considerarlo augurabile.

Gli spacciatori di debiti dicono: ma perché mai sudare e tremare, perché impaurire gli elettorati, perché tagliare le spese, e che cavolo, prendete altri soldi in prestito, stampateli, e vivrete meglio. Se tutti lo facessero avremmo un solo problema: trovare un pianeta marziano disposto a farci credito. Restando nel globo terraqueo è evidente che se gli uni consumano ricchezza che non producono è perché gli altri sono disposti a trasferirla. E chi sono, questi altri? Sono quelli che crescono più velocemente, ma restano più poveri. Come i cinesi. L’economia dello spaccio nasconde il suo punto di caduta: andremo a far le pulizie a casa loro, se continuiamo con l’andazzo di stampare, prendere a prestito e spendere in consumi anziché produzioni.

L’euro ha difetti strutturali e istituzionali che indichiamo da tempo. Che oramai sono noti anche a chi non li vuole vedere. Si può licenziarlo, gettando al vento quanto fin qui fatto e pagato. Così prenderemo l’onda della competizione drogata e poi ci accorgeremo che il surf non ha il motore, quindi saremo spiaggiati a lungo. Si può farlo funzionare, l’euro, il che comporta porre brutalmente il tema delle politiche europee, che sono l’opposto dei compiti a casa e delle pretese egemoniche tedesche. Ma in tutti i casi dobbiamo piantarla di credere che la soluzione consista nel far crescere il debito, da cui il battere i pugni per avere più deficit. Quello è il male, non la cura. Non perché sia negativo il debito in sé, ma perché usiamo i soldi per mantenere quel che non rende. Detta in modo diverso: se spacchiamo i vincoli e ci spariamo una super-pera di liquidità non aiutiamo l’Italia che produce ed esporta, ma quella che poltrisce a campa di trasferimenti, il che spingerà il mercato interno, ma lo consegnerà agli spacciatori. Siccome di liquidità abbiamo bisogno, siccome non dobbiamo lasciare a secco i nostri campioni delle regate, proprio per questo il taglio della spesa pubblica corrente e l’abbattimento del debito pubblico non devono essere i giochini propagandistici di chi annuncia e non fa, e neanche gli spauracchi di chi non fece e critica. Devono essere politiche vere.

Le classi dirigenti ne hanno paura, da questa e dall’altra sponda dell’Atlantico. Non hanno più un racconto pubblico dell’avvenire, ma solo una coniugazione al futuro del passato. Che non regge. Non credendo né ai tramonti né alle dannazioni, resto convinto che la partita sarà vinta da chi saprà spiegare che la disintermediazione pubblica della ricchezza non è un modo per accettare un destino di povertà, ma per riprendersi una vocazione allo splendore. Da chi saprà vaporizzare la paura dei ceti medi dando loro una strada per arricchirsi, non un bunker dove nascondersi.

Nel campo aperto dell’economia globalizzata l’euro è un necessario strumento di stabilità e penetrazione. Nel chiuso dell’economia continentale è un micidiale strumento d’imbalsamazione e inumazione. L’aspetto comico di tanti anti-euro consiste proprio nel volere chiudersi nei confini europei. Ricetta perfetta per cominciare a sbranarsi a vicenda.

Pubblicato da Libero

Condividi questo articolo