Economia

Farmacie e salute

Farmacie e salute

Le norme che regolano la possibilità di aprire una farmacia sono assai protettive nei confronti delle farmacie esistenti. Fin qui la questione è stata dibattuta solo in termini di concorrenza e mercato, mentre ora una sentenza del Consiglio di Stato suggerisce un diverso approccio. Il caso nasce in Lombardia,

dove il farmacista di un piccolo comune s’è opposto all’apertura di un secondo esercizio utile per comperare medicinali, sostenendo non doversi derogare ai parametri relativi alla popolazione ed alla distanza. E su questo potrebbe aver ragione, se non fosse che la sua è l’unica farmacia e, pertanto, il Consiglio di Stato ha chiesto l’intervento della Corte di Giustizia europea, per sapere se tale condizione è compatibile non con le regole della concorrenza, ma con quelle che tutelano la salute dei cittadini.
Attenzione, qui non stiamo parlando della possibilità di vendere farmaci fuori dalle farmacie, salvo che non siano quelli per cui è necessaria una ricetta medica, come avviene in quasi tutto il mondo. Qui non si tratta di proporre le aspirine al supermercato, come malamente fece il decreto Bersani, ma come è giusto consentire. A questo i farmacisti si sono opposti sostenendo che solo nei loro negozi sanno quante aspirine vendere ed a chi, salvo il fatto che ciascuno di noi sperimenta: si possono acquistare quantità industriali di farmaci, anche più significativi, senza che nessuno chieda niente. Qui si tratta, invece, di “quante” farmacie possano aprirsi per chilometro quadrato e per quanta gente ci risiede. Un tale criterio serve solo a tutelare la redditività di quegli esercizi commerciali, non avendo nulla a che vedere con la salute. Ma perché lo Stato sente il bisogno di tutelare i titolari di farmacie, mentre liberalizza le tabelle commerciali per altri prodotti? Non dice nulla il boom delle parafarmacie, dove lavorano farmacisti che non lo sono meno di altri? In ogni caso, non ha senso mettere in campo norme protezioniste per difendere un settore di mercato ricco e prospero, rendendo, pertanto, del tutto legittimo il sospetto che sia la forza lobbistica di quegli interessi a far premio sull’interesse collettivo.
Si ricordi che quando si difendono rendite di posizione si caratterizza come meno competitivo e ricco un mercato, con tutto il Paese in cui si trova.

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