Economia

Ferrovieri e parlamentari

Ferrovieri e parlamentari

Nel licenziamento degli otto dipendenti delle ferrovie, a Genova, c’è un particolare, che li rende una novità: sono stati disposti sulla base del contratto collettivo nazionale e dell’articolo sette dello statuto dei lavoratori. Fin qui i cartellini timbrati da altri sono stati considerati una truffa, quindi accertati dalla

polizia giudiziaria e dando vita ad un procedimento penale (di durata millenaria). Il licenziamento era l’appendice del penale, non viceversa. Rete Ferroviaria Italiana, invece, ha girato la frittata, contestando l’irregolarità e facendone discendere una rottura del rapporto fiduciario, portando così alla decisione di licenziare. Il caso specifico passa ora all’esame della giustizia, dato il ricorso opposto dai licenziati. Tre osservazioni mi sembrano utili.
1. I sindacati sono corsi a difendere i “lavoratori”. E’ bene ricordare che i sindacati rappresentano un’estrema minoranza dei lavoratori italiani, anche se pretendono di parlare a nome di tutti. In un caso come questo è ragionevole che i sindacati reclamino un rigore generale e continuo, non episodico e personalizzato. E’ ragionevole protestino chiedendo che la disciplina riguardi tutti. Ma che protestino senza partire dalla constatazione che quello di far timbrare il cartellino ad altri è un (mal)costume generalizzato, senza proporre nulla che non sia il trascinarsi del lassismo e del menefreghismo, è segno che sfugge loro il senso della realtà.
2. I giornali danno la notizia in prima pagina, considerandola clamorosa. Lo è, in effetti, ma questo dice quanto siamo messi male. Dovrebbe essere normale, ovvio, che chi bara sull’orario di lavoro ne risponda. Leggo molti tentativi di giustificazione, con docce da fare e treni da prendere per tornare a casa. Difatti, solo pochi imbrogliano per hobby, o per vizio, quasi tutti hanno una ragione. Se prevalgono le ragioni dei singoli le grandi aziende non funzionano, se prevalgono le regole chi le viola deve pagare.
3. Il rigore è un bene, che tutela i lavoratori seri ed i cittadini che pagano le tasse. Ma deve essere equo e senza eccezioni. I parlamentari che danno ai colleghi il tesserino per votare al loro posto non solo intascano soldi, ma inquinano il legiferare. Quando avremo notizia di punizioni effettive, che non siano pacche fra compari?

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