Economia

Follie brasiliane

Follie brasiliane

Il venti giugno scorso è stata pubblicata, sul Sole 24 Ore, una strana corrispondenza da San Paolo: da una parte si annuncia che Telecom Italia si avvia ad acquisire il 32% della CRT (Companhia Riograndese de Telecomunicacoes) dall’altra si accenna ad un dissidio fra Telecom ed il suo socio brasiliano, Opportunity.

La cosa strana è che, a leggere l’articolo, tale dissidio avrebbe fatto scendere e non salire il prezzo di CRT. Abbiamo voluto guardare in questa stranezza, ed abbiamo scoperto una realtà che nessuno, in Italia, ha raccontato. Una realtà che potrebbe essere interessante per gli azionisti e per gli osservatori, anche istituzionali.

Storia interessante, dicevamo, anche perché sembra proprio che Telecom abbia scelto il Brasile per investire centinaia di milioni di dollari, e lo fa dando l’impressione di valutare tutto enormemente più di quel che vale. Ora, mentre questo comportamento è comprensibile quando si tratta di vendere qualche cosa (a patto di trovare un compratore disposto a crederci), è certamente singolare che lo si adotti per comperare.

Ma andiamo con ordine. Telecom Italia e la brasiliana Opportunity (guidata da Daniel Dantas) detengono, assieme, il controllo di Tele Centro Sul, la compagnia telefonica poi divenuta Brasil Telecom. Attenzione: Telecom Italia è il socio di minoranza della finanziaria di controllo, mentre la maggioranza è controllata da Opportunity.

La CRT è posseduta dalla spagnola Telefonica, guidata da Juan Villalonga (protagonista di un importante accordo, in Italia, che, con Atlanet, lo vede socio di Fiat ed Acea, nonché concorrente di Telecom). Avendo Telefonica fatto altre acquisizioni nel settore della telefonia fissa, le autorità brasiliane le hanno imposto di cedere il controllo di CRT. Da qui la messa in vendita. Adesso cominciano le stranezze.

Opportunity, che in Brasile si muove con la sicurezza di essere in casa propria, medita di fare un’offerta di circa 700 milioni di dollari. Nel mentre il dossier si trova ancora sul tavolo di Dantas, però, arrivano gli uomini di Telecom, capitanati da Giulia Nobili, e lo informano di avere già chiuso la trattativa. Prezzo da pagare 850 milioni di dollari. Dantas, sulle prime, non sa se ridere o piangere, ma, comunque, decide di trattare i soci con rispetto e fa presente che, forse, quella cifra è un po’ troppo alta. Niente affatto, gli dicono, anzi, lo sollecitano a fare in fretta dato che la trattativa è da considerarsi chiusa.

Dantas non è il tipo da farsi trattare come un ufficiale pagatore, tanto più che gli sono ben presenti due elementi: primo, il socio di maggioranza è lui, e non si vede perché debba farsi imporre dei dictat; secondo, il prezzo migliore è il suo, e non si vede perché debba gettare dalla finestra la bellezza di 150 milioni di dollari. Quel che Dantas non si aspettava, probabilmente, era l’intervento diretto di Roberto Colaninno.

Quando il presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azelio Ciampi, sbarca in Brasile, al suo seguito si muove una folta delegazione, di cui fa parte il presidente ed amministratore delegato di Telecom Italia. Colaninno, forte di tanto accompagnatore, fissa un appuntamento riservato con Dantas e gli va a dire che la CRT deve essere comperata al prezzo di 850 milioni di dollari. O così, o sarà la guerra. Dantas indossa la tuta mimetica e gli risponde chiaramente: se vuoi la guerra guerra avrai, ma te ne pentirai. Il viaggio in Brasile ebbe anche un’altra appendice, di cui si dirà più avanti.

Questo è l’antefatto della notizia pubblicata dal Sole 24 Ore. E’ vero che Opportunity (socio di maggioranza) fu escluso dalle trattative, ma se oggi si offrono, per l’acquisizione del 32% di CRT, 730 milioni di dollari al posto degli iniziali 850 (con indubbio risparmio per Telecom Italia e per i suoi azionisti) lo si deve proprio al suo reingresso.

Quelle che il quotidiano milanese non si pone sono, invece, le domande che a noi paiono ovvie: perché Telecom Italia ci teneva tanto a spendere quei soldi in più? chi avrebbe beneficiato di tanta generosità, il solo venditore? si tratta, insomma, solo di trattative gestite male, cui si unisce una disdicevole arroganza nei rapporti con i propri soci, o c’è qualche cosa che ci sfugge? cosa sanno le migliaia di azionisti Telecom di tali spese all’estero, e cosa sanno di questa faccenda brasiliana? e ne sanno di più le autorità di controllo?

Ma non basta, quel viaggio brasiliano fu proprio galeotto. Diversi organi di stampa italiani annunciarono con trionfalismo lo sbarco di Telecom nel mercato Internet brasiliano, mediante l’acquisto del 30% di Globo.com. Quest’ultima è una società fondata dai giovani Marinho, il cui padre, Roberto, creò il grande gruppo editoriale e televisivo che porta lo stesso nome, Globo, e fu partner storico di Telecom, quando ancora si chiamava Stet. Anche qui, si rimane colpiti da due cose.

La prima è che nel mercato Internet brasiliano è già presente Opportunity, socio di Telecom. Gli uomini di Dantas ricordano di avere offerto ai partner, con un investimento infinitamente più contenuto, di entrare anche in questa avventura, che ha dato grandi soddisfazioni ed una notevole crescita del valore, ma ne ricevettero un disinteressato rifiuto. La seconda è che Telecom ha accettato di valutare 810 milioni di dollari (a Telecom deve essersi rotto il pallottoliere, che rimane fermo sull’8) quel che più di un operatore avrebbe valutato non più di 200 milioni di dollari, tenuto anche presente che, al momento, la società è virtuale.

Sappiamo bene quali sono le regole della globalizzazione, e siamo ben consapevoli che sarebbe sciocco ed antistorico opporre a questi investimenti i disagi occupazionali che Telecom provoca sul suolo nazionale. Ma proprio perché conosciamo quelle regole ci pare quanto meno singolare che una simile condotta non sia portata all’attenzione degli azionisti tutti. Se quegli investimenti hanno una ragione e se il loro valore è congruo, allora noi ci sbagliamo; ma se così non fosse l’impoverimento della società (oltre a dovere essere spiegato e motivato con incapacità od altro) si rifletterebbe in un impoverimento degli azionisti. Vogliamo farglielo sapere?

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