Secondo taluni sarebbe una bufala, invece la tassa sui condizionatori d’aria è decisamente peggio di quel che, in ritardo, si è raccontato. A sollevare il problema siamo stati noi, all’inizio di giugno. Avevo ricevuto una lettera dal comune, su carta intestata di Roma Capitale, e ne davo conto ai lettori. C’era scritto, chiaro chiaro, che si doveva far mettere a norma i refrigeratori, pagare una tassa e fare affidamento sulla società ConTe. Nella lettera non vi era alcun riferimento al limite dei 12 kW, al di sotto dei quali non si dovrebbe pagare. Infatti si paga. E moltissimo. Vi racconto quel che è successo dopo.
Preso atto che, come cittadino, avevo un nuovo dovere e avrei dovuto pagare un nuovo balzello, sebbene non di buon umore, ho provato ad organizzarmi ed essere ligio alle regole. Convinto come sono che le regole si contestano, ma non si violano. Sicché chiamai una delle ditte convenzionate, abilitate a mettere bollini e rilasciare certificati di conformità. Mi dicono che devono fare un sopralluogo, il cui costo è di 60 euro. Mi rassegno: prendo l’appuntamento, perdo il tempo necessario e pago i 60. Era il 12 di giugno. I due tecnici mi chiedono se ho le planimetrie, altrimenti, dovendo fare il libretto dell’impiantistica, devono ricostruirle loro, con aggravio di costi. Le planimetrie? Cosa state facendo, un controllo degli impianti o un censimento architettonico? Comunque, dico che le fornirò io. Saluti e promessa di preventivo, a breve.
Passano i giorni e si avvicina il 15 di luglio, data entro la quale tutto deve essere bollato, pagato e spedito. Così avvertiva la lettera del comune, cui un cittadino per bene è propenso a dare un qualche affidamento. All’inizio di luglio li chiamo: scusate, il preventivo? Risposta: ci scusi, abbiamo un sacco di lavoro. Le arriverà presto. Arriva il 14 luglio, che è l’anniversario della rivoluzione francese, ma anche quello della presa per le chiappe, visto che è la vigilia della fine. Recita il preventivo: se voi ci date le planimetrie, se l’impianto è funzionante, se non si devono fare interventi o sostituire pezzi, ve lo mettiamo in regola al modico prezzo di 1350 euro, più iva. Tasse comprese, bontà loro. Quelli che parlano di bufale, sostenendo che si tratta solo di 200 euro, e solo per alcuni impianti, i più grossi, sono asini. Per giunta renitenti all’adempimento dei loro doveri, altrimenti avrebbero fatto come ho fatto io e come il Comune suggeriva. Sicché la bufala se la sarebbero trovata in salotto.
Ma è vero che pagano solo gli impianti più grossi? No. Intanto vi sfido a sapere cosa sia la “potenza utile nominale maggiore di 12kW”. Se scrivessimo tutti così se ne capirebbe quanto delle ricette mediche. Ma è un dettaglio: visto che gli impianti di refrigerazione sono stati equiparati a quelli di riscaldamento, per cui tutti si deve avere un libretto e una manutenzione, con i relativi costi.
Secondo abbaglio: è colpa dell’Europa. No, è colpa di quattro furbacchioni che hanno raggirato quattro analfabeti, facendo credere che ci sia un obbligo europeo. Così è scritto nella norma italiana, ma citando a cappero la fonte europea. Pensate che il preteso vincolo europeo neanche è omogeneo in tutte le regioni italiane! Vediamo come uscirne: i condizionatori istallati sono stati comprati in negozi autorizzati e sono tutti omologati, fin quando non si guastano lo Stato è pregato di non rompere l’anima; se cambiano normativa e pretendono che dentro ci sia un gas diverso, posto che il primo non l’ho comprato dalla spacciatore, ma da una rivendita dallo Stato autorizzata e certificata, vengono, chiedono il permesso, si scusano per il disturbo e lo cambiano a loro spese; in ogni caso non si tendono agguati a scadenza ravvicinata, favorendo la vita a profittatori convenzionati. Si riscriva il decreto di recepimento, stabilendo che il libretto è obbligatorio per le nuove istallazioni, mentre per gli impianti già in opera sarà fornito, gratis, in occasione della revisione (che paga il cliente, essendo suo interesse che il tutto funzioni). E il Ministero dello Sviluppo Economico, nello smentire l’esistenza della tassa pazzotica, farebbe bene a documentarsi e leggere la lettera inviata dal Comune di Roma, giacché diventerà credibile quando avrà smentito quella, non chi la riporta e rende nota.
Per molti (giornalisti) è più semplice copiare i comunicati stampa ufficiali. Non si stupiscano se i lettori non crescono, visto che fra quelli che li guardano con sospetto ci sono i cittadini come me, che la lettera del Comune l’hanno ricevuta, sicché più che alla bufala credono alla vaccata.
Pubblicato da Libero