Una famiglia che veda aumentare il costo del mutuo, quindi dei debiti, e non riesca a fermare le spese per il normale mantenimento, né ad imporsi una riduzione di quelle voluttuarie, ha due possibilità: o riesce a lavorare e guadagnare di più, o vive al di sopra dei propri mezzi e va incontro all’insolvenza. La famiglia Italia ha un
debito enorme, che un tempo era prevalentemente in tasca ai familiari stessi, ora si trova in tasche che non vogliono attendere o si fanno pagare troppo. Non potendo aumentare ulteriormente le tasse senza strangolare i congiunti, e non riuscendo a tagliare, in fretta e significativamente, le spese correnti, avendo, per giunta, bisogno di far crescere quelle per ricerca ed investimenti, dovrebbe puntare tutto sulla crescita del reddito, chiamato prodotto interno. Invece siamo fermi, e Confindustria calcola un misero 0.1 per l’anno in corso, ed un appena poco meno misero 0.6 per il 2009.
L’inflazione programmata è all’1.7, mentre quella prevedibile, sempre secondo Confindustria, al 3.4. Per i due anni a venire sarà 1.5 la prima e, prevedibilmente, 2.4 la seconda, ammesso che non cresca ulteriormente il prezzo del petrolio. La differenza fra programmata e reale è un vantaggio per la produttività, dicono gli industriali. Sì, certo, ma anche un impoverimento per i salariati, che lo recupereranno nel biennio successivo, sicché il vantaggio è solo temporaneo e relativo. Serve a poco, dunque, che la famiglia Italia si balocchi con i numeri, dovendo, invece, mettere subito mano tanto alle liberalizzazioni che aumentino l’efficienza del mercato, così come anche ad importanti investimenti pubblici, finanziati non con il fisco, ma con il patrimonio pubblico. Il tema politico è questo: trovare la via per tener fermo il rispetto degli impegni europei senza praticare la lesina nei confronti di un mercato che ha bisogno d’essere frustato.
Il sorpasso spagnolo, nella graduatoria del prodotto pro capite, è solo un primo sintomo, perché tutti quelli che ancora ci stanno dietro crescono più velocemente di noi, succhiandoci la ruota. Far lavorare più gente (più donne), per più tempo, con meno vincoli e più premi al merito, in un mercato sempre più aperto alla concorrenza. Questa è l’alternativa all’impoverimento dei più ed alla rovina familiare.