Economia

I farmaci “griffati” di Catricalà

I farmaci "griffati" di Catricalà

Basterebbe poco, appena un codicillo, per diminuire del trenta per cento la spesa farmaceutica delle famiglie e dello Stato. Lo sostiene il presidente dell’antitrust, Antonio Catricalà, e lo fa con argomenti che non mi convincono affatto. Tutto il suo ragionamento si basa sulla divisione dei farmaci in due categorie: i generici ed i griffati (dice proprio così, griffati), i primi più economici ed i secondi più dispendiosi.

Confesso di non comprendere cosa siano i farmaci di marca, né vorrei essere curato con quelli equi e solidali. La distinzione è fra quelli da bancone, acquistabili senza ricetta, e quelli per i quali è necessaria la prescrizione medica. I primi, dice Catricalà, in Italia si consumano meno che altrove: Questo, però, deriva anche dal fatto che sono venduti in meno posti.

Quelli che prescrive il medico, in tutto il mondo da me conosciuto, presuppongono una ricetta nella quale c’è scritto esattamente come si chiama il farmaco e la relativa posologia. Catricalà suggerisce che nella ricetta si trovi solo il nome del principio attivo. Che succederebbe, in quel caso? Che a scegliere sarebbe il farmacista. O si pensa che io, dopo essere stato dal medico, quindi non con un farmaco da bancone, vado in farmacia (perché quelli con ricetta si devono potere vendere solo lì) e dico: datemi il tale principio salvafegato, ma il meno caro. Gli sembra una scena verosimile? A me sembra fuori dal mondo.

Resta, però, il fatto che da noi, denuncia sempre il presidente dell’antitrust, i vaccini antinfluenzali costano 3 euro in più che altrove, e che molti farmaci hanno prezzi più alti che oltre confine. Bravo, ma allora vuol dire che non c’entrano niente i farmaci griffati, come li chiama lui, che il problema è nella struttura del mercato, nella sua inefficienza, nella sua opacità, cui non si pone rimedio mandando allo sbaraglio i cardiopatici ma colpendo le rendite di posizione. Che sarebbe il compito di Catricalà, agendo e non rilasciando interviste. Più in generale, avendo di fatto smantellato la ricerca farmaceutica, continuando a pensare di doverla fare a spese dello Stato e non dei produttori, noi italiani siamo divenuti più che altro dei consumatori. Ricchi, vecchi e con autorità di controllo che hanno preso le pillole per vestiti.

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