Le autostrade italiane fanno schifo, ma chi le gestisce fa quattrini a palate. Il giudizio sulla qualità del servizio arriva da una ricerca della British Automobile Association, che ci mette all’ultimo posto in Europa. Magari sono stati troppo severi, ma, insomma, è evidente che non siamo messi bene.
In quanto ai quattrini, le cose stanno così: in cinque anni le tariffe sono cresciute dell’8,8% e gli incassi dei gestori del 23%. Noi stiamo fermi ed in coda, ma i bilanci viaggiano che è una bellezza.
Ci dovrebbe essere una relazione fra la tariffa che si paga ed il servizio che si riceve, e non invertita, come invece succede. Siccome quel mercato non può essere aperto ad un’effettiva concorrenza, vale a dire che non si possono costruire due o più autostrade con lo stesso percorso e stare a vedere quale funziona meglio, tocca allo Stato, con regolazioni e controlli, far sì che i caselli non si trasformino in taglieggiamenti. Come? Teoricamente semplice: lo Stato stabilisce con il concessionario quali investimenti debbano essere fatti, dove ed in che tempi, eventualmente acconsente ad aumenti tariffari affinché quegli investimenti siano significativi; poi controlla che i patti siano rispettati e, se del caso, interviene con penali, riprendendosi i soldi spillati ai cittadini. Questo in teoria, nella pratica, invece, si concedono aumenti tariffari sulla base di programmi d’investimento che poi vengono realizzati solo in parte, ed i quattrini risparmiati restano nella cassa del gestore. L’ultima volta quest’obbrobrio è stato fatto dal governo di centro destra.
Quando i Benetton hanno annunciato di avere venduto Autostrade agli spagnoli, s’è imposta l’evidenza di una regolazione carente. Quella rete è un patrimonio degli italiani, è stata fatta con i loro soldi, la si è privatizzata per renderne più efficiente la gestione, non per regalare ricchezza ad un privato. Da quel momento è cominciato un orribile gioco, che ci pone in rotta di collisione con le autorità europee. Forse si potrebbe battere un’altra strada: volete vendere Autostrade? Prima restituiteci, subito ed in contanti, i soldi dei mancati investimenti. Il governo non s’intrometterebbe in affari privati, ma penalizzerebbe, com’è giusto, chi non ha rispettato gli impegni.