Economia

I referendum sulla legge Mammì

I referendum sulla legge Mammì

Caro Direttore,

forse Lei non vorrà pubblicare queste mie considerazioni, e non riuscirei a darLe torto. Tanto l’approssimarsi della domenica referendaria, la grande spada di Damocle per le televisioni commerciali, quanto il rincorrersi di voci su un possibile accordo per scongiurarla, si riempiono di un tale cumulo di sciocchezze da far sembrare fuori tema ogni riflessione un tantinello più informata.

Il cestino, confidenzialmente chiamato “archivio”, sarà felice di accogliere questi fogli. Ad esso, dunque, mi rivolgo.

Caro cestino, attorno ai referendum sulla televisione commerciale si è aperta una gara fra campioni della corbelleria : giocano a chi la spara più grossa al fine di fornire materiale di lavoro al Garante, il quale, del resto, deve la vita sua stessa all’abominevole legge Mammì (chissà se ricorda quanto faticò per propiziarne le sorti). Lascia dunque, caro cestino, che ti informi, telegraficamete, di alcune cose evidenti.

1. L’abominevole legge Mammì viene oggi sbandierata come una sorta di regalo fatto ad un signore di nome Silvio Berlusconi. Lo sbandieramento è così efficace che ci credono tutti, anche quelli che dicono di lavorare per il No. Ebbene, si ricordi che quella legge fu approvata con il concorso di tutti, anche dell’allora partito comunista italiano (sia detto, “comunista”, senza offesa). E si ricordi che ad acclamarne l’approvazione, individuandovi lo strumento principe che avrebbe bloccato e punito l’espansionismo berlusconiano, furono, allora, due signori che rispondono agli illustri cognomi di Montanelli e Scalfari (il secondo si spinse, addirittura, a riconoscere all’immonda legge il merito di avere salvato la vita al di lui giornale, “La Repubblica”).

2. Si dice agli elettori che la Corte Costituzionale ha recentemente proibito ad un solo soggetto di possedere tre reti e che quindi, essi, non sono chiamati a far altro che confermare ciò che dicono gli illustri giudici. Ciò sarebbe scritto nella sentenza numero 420 del dicembre 1994. Sappi, caro cestino, che in quella sentenza non sta scritta da nessunissima parte una simile amenità, e che, anzi, la sentenza dice l’esatto contrario. Essa, infatti, abolisce il tetto massimo delle tre reti, sancito dalla legge che oramai mi vergogno a nominare, e non ne ha fissato alcun altro. Al tempo stesso ha affermato che il limite del 25% delle reti nazionali, che un soggetto può detenere, è troppo alto, e ne ha indicato (non fissato, dato che la Corte non legifera) uno del 20%. Dato che, però, il numero delle reti nazionali non è stato fissato dal Creatore, ma da un atto amministrativo oramai sorpassato, e dato che siamo alla vigilia di una impetuosa moltiplicazione delle reti disponibili, ne deriva che quando queste fossero 50, ciascuno ne potrà possedere 1O. Se fossero 100, 200 …..

3. “Non passi lo straniero”, mormorava il Piave. Ora i tempi sono cambiati, e molti vedrebbero con piacere uno sconfinamento ben oltre lo storico fiume. Fa piacere anche a me, dato che non mi piacciono i monopoli, ma vorrei chiarire un piccolo particolare : lo straniero (a quel che sembra Murdoch, ma anche altri non sarebbero da meno) non si limiterebbe a portare una ventata di concorrenza nel mondo televisivo, facendo finire la pace bilanciata in cui abbiamo vissuto fino ad oggi e mettendo in ginocchio i baracconi esistenti, no, farebbe di meglio, farebbe zompare in aria il monopolio delle telecomunicazioni, e ringrazierebbe la Stet, che si accinge ad aumentare la posta di altri 18.000 miliardi. Personalmente grido evviva, ma ho l’impressione che tanti andranno perdonati perché non sanno quel che stanno facendo. Altri ancora lo sanno, ma sanno anche che riusciranno ad abbandonare i loro posti di responsabilità prima del grande botto. A questi ultimi sono attualmente affidate le telecomunicazioni italiane.

4. Sembra che i referendum siano dedicati solo alla Fininvest ed a Berlusconi, ma non è così. Se la concorrenza si farà crudele, se nei film non si potrà inserire la pubblicità, i primi a chiudere baracca e burattini saranno gli altri, che siano piccoli o pretendenti al terzo polo.

5. Dicono che ci sia in giro un accordo, a proposito degli spot, per applicare la direttiva comunitaria. Tale direttiva non era vincolante, ed in altra sede ne ho dettagliatamente narrato la genesi. Mi coglie, però, un dubbio : sono stati avvertiti, i protagonisti, che quella direttiva sta cambiando? Già, la vogliono cambiare, dicono, in Europa, che essa favorisce i monopoli pubblici, ostacola la televisione commerciale e, quindi, rende il mercato europeo meno competitivo e ricco di quello statunitense. Il che è un guaio. La cosa avrebbe del comico : si evita il referendum recependo una direttiva che, di lì a poco, cambia e finisce col somigliare alla schifosissima legge che con essa si era sostituita.

6. Dico l’ultima, poi taccio. Vedi, caro cestino, l’avere ammesso questi referendum, che non sono né abrogativi né chiari, è stato, da parte della Corte Costituzionale, un atto del tutto incostituzionale (posso dirlo? mi arresteranno? se mi capita qualcosa sarai stato tu a fare la spia). Ora si vorrebbe rimediare ad un atto incostituzionale facendone un altro di segno opposto, teso ad evitare i referendum. Il Presidente della Repubblica sollecita questo nuovo strappo, la sinistra plaude. Chissà, forse hanno anche ragione, il problema è che questo è il paese del precedente, e con un simile precedente, un bel giorno, aboliranno le elezioni. E qualcuno gioirà pure, tanto, per quel che servono, ma a me la cosa non piace, come dire, ci trovo un che di antidemocratico.

Avrei tante altre cose da dirti, ma mi rendo conto che anche tu hai esaurito la pazienza e poi, a questo punto, mi considererai del tutto matto. Pensa, sono matto al punto di credere ancora che si possa dimostrare, un giorno, magari in un regolare processo, che le accuse rivolte a me, e riguardanti il non mai sufficientemente deprecato testo legislativo, sono false, assurde e che, anche in questo caso, sono vere cose opposte a quelle che tutti credono di conoscere. Ma quel giorno la cosa non interesserà più nessuno, ed anche tu avrai dimenticato. Ti affido il testo, so di lasciarlo in buone mani.

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