Economia

Il fisco e la spesa

Il fisco e la spesa

La materia fiscale è tutta politica. I tecnicismi sono poca roba, perché si tratta di stabilire quanta parte della ricchezza è bene sia destinata e spesa dallo Stato, per le necessità collettive, e quanta debba rimanere nelle tasche dei cittadini, che ne fanno quel che vogliono. L’opposizione al crescere delle tasse

è legittima e tutta interna alla storia delle democrazie. Quando, però, una forza chiede di limitare il fisco, quando, magari, chiama alla rivolta, deve anche dire quali spese intende tagliare o come intende cambiare la spesa pubblica. Altrimenti siamo nel campo della demagogia un tanto al chilo.
Il nostro guaio è che la spesa pubblica “vogliamo” e “dobbiamo” alimentarla. L’enorme debito pubblico è un costo che gli italiani pagano più di tutti gli altri. Ai soldi che servono il debito si sommano quelli della spesa pubblica incomprimibile, che trova alfieri nella destra e nella sinistra, dove c’è sempre disponibilità alla rappresentanza degli interessi corporativi. Una politica debole, scarsa d’idee come di forza morale e parlamentare, cede a tutto e tiene alta la pressione fiscale per potere finanziare il brodo in cui sguazza. Il circolo vizioso corrompe le anime, talché pochi sono disposti ad una vera battaglia contro il fisco (quindi contro la spesa pubblica che conosciamo) e tantissimi s’industriano a fregarlo. Si cercano meno tasse per se stessi, sperando di continuare a disporre di una spesa vasta ed improduttiva. Si cerca un vantaggio personale senza credere alla redenzione collettiva. La decadenza di un Paese è meglio raffigurata da una tale condizione che dai numeri dell’economia.
Talora è capitato che la battaglia contro il fisco sia finita nelle mani di politici apparentemente poco raffinati, in qualche caso poi rivelatisi ottimi capi di Stato. E’ sciocco, dunque, essere boccucce e far smorfie se la cosa giusta è detta nel modo sbagliato. Ma a Bossi ed alla Lega occorre ricordare che al governo ci sono stati cinque anni, nel corso dei quali la spesa pubblica è cresciuta. Che mandare a casa Prodi è gran giusta cosa, ma serve a niente (a parte la soddisfazione) se non si ha in mente come ed in cosa cambiare l’Italia. La coerenza è la moralità della politica, e contano i risultati. Se il bilancio non è esaltante la colpa non è della malasorte.

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