Economia

Il sommerso eccellente

Il sommerso eccellente

L’industria del falso è grande e ricca. Non si trova solo in Cina, ma anche in Italia. Ci sono, da noi, dei veri e propri distretti industriali sommersi. Formalmente sono attività criminali, e come tali perseguite, ma sostanzialmente si tratta d’imprese capaci di reggere la concorrenza internazionale, di produrre in grande

quantità e d’esportare anche verso l’area del dollaro, dove il cambio non le favorisce certo. L’unica risposta statuale, al momento, è la repressione. Senza esagerare, naturalmente, anche perché molte di queste aziende si trovano sì sul territorio nazionale, ma sotto la giurisdizione d’organizzazioni cui lo Stato contende solo a chiacchiere la sovranità. Non è affatto detto che questo sia l’approccio più saggio.
Queste aziende, queste centinaia di laboratori organizzati in rete e capaci di qualità produttiva ai massimi livelli, hanno tre vantaggi competitivi: a. non pagano royalties per i marchi che riproducono; b. non pagano tasse sul lavoro; c. non ne pagano sui profitti, posto che neanche esistono i bilanci. Il danno, per lo Stato, è solo marginalmente quantificabile con i mancati introiti fiscali, mentre è drammatico in quanto a diffusione della criminalità organizzata e perdita di controllo territoriale. A ben vedere, quindi, lo Stato avrebbe interesse a far emergere questa ricchezza sommersa, senza necessariamente taglieggiarla, sottraendola ad un temibile nemico. Su questa strada, però, è bloccato dall’incapacità di modificare le proprie norme previdenziali e fiscali, che da una parte alimentano l’enorme fabbisogno della spesa pubblica e pensionistica, dall’altra non si accetta che siano diverse a seconda delle zone. Né, lo dico subito, la questione è risolvibile in termini di federalismo fiscale, giacché non si può certo scaricare sulla Campania, la Calabria o la Sicilia la guerra all’antistato.
Altri Paesi europei hanno creato aree di favore fiscale per far decollare economie produttive e finanziarie, da noi si tratterebbe di usarle per favorire l’uscita dall’illegalità. La maggiore ricchezza disponibile, poi, alimenterebbe la casse pubbliche. Certo, questo farebbe saltare in aria l’intero assetto dei poteri locali, e temo che per tale ragione si escludono politiche altrimenti destinate a valorizzare talenti e dare dignità al lavoro.

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