Economia

Industriali fischianti

Industriali fischianti

Hai voglia a dire “facciamo squadra”, se poi ti capita che i tuoi associati fischiano i giocatori! Ed in questa surreale inversione delle parti è toccato a Guglielmo Epifani, leader della Cgil, beccarsi i malumori dell’elegante platea confindustriale, riunita in quel di Varese.

E che aveva detto, il povero Epifani? Non aveva forse ripetuto quel che aveva sostenuto anche al congresso, quando Prodi andò a dirgli che i loro due programmi erano, in verità, lo stesso? Ed il poverello, quando i fischi si sono fatti sentire, non ha trovato nulla di meglio che ricordare gli operai del 1943, quelli che difesero le fabbriche, dimostrando di vivere in un altro mondo, di parlare una lingua sua.

Il tema è questo: si può ancora conservare, in Italia? Si può ancora difendere l’esistente o si deve innovare, cambiare, per non perdere posizioni? Questo è il tema, e non saranno le bandiere della Resistenza al nazifascismo, agitate del tutto a sproposito (direi anche in modo offensivo), a coprirne l’evidenza. Davanti a questo tema il sindacato è conservatore, anzi, è la roccaforte della conservazione, e lo è a nome di una minoranza di lavoratori e di una più consistente rappresentanza di pensionati, lo è, insomma, non rappresentando affatto l’Italia produttiva.

E gli imprenditori? Non lo sanno neanche loro, quel che vogliono. Nelle considerazioni finali di Draghi vi sono accenni assai critici verso un mondo imprenditoriale dimostratosi incapace di innovare e cambiare, ma nessuno s’è assunto il compito di rispondere. Il governo di centro destra non è stato sostenuto nelle buone cose fatte (come la legge Biagi, di cui solo oggi si chiede la difesa), e non è stato criticato per le cattive (come l’aumento della spesa pubblica). Il governo di centro sinistra è stato sostenuto, ma alimentando l’equivoco e non ponendo per tempo le condizioni. L’impressione è che il vertice confindustriale si barcameni, cercando di porre meno problemi politici possibili e salvaguardare quanti più finanziamenti possibile. Insomma, sono conservatori di buone maniere, ma sempre conservatori.

Forze sociali conservatrici che appoggiano un governo conservatore, potrebbe essere l’equilibrio perfetto. Però non regge, perché poi ci sono anche fastidiosissimi problemi reali, ci sono lavoratori che sono rimasti fuori dal ciclo produttivo e, quindi, se ne fregano delle sicurezze dei privilegiati, e ci sono imprenditori che con le banche hanno debiti esigibili, non così grandi da considerarle socie. Ed allora capita che i secondi fischino il sindacalista, venendo meno alle buone maniere nei confronti di un ospite. E capiterà che i primi diventino sempre più nervosi al decrescere della ricchezza familiare da spartire. Purtroppo la regola è che i problemi non governati degenerano, ed è questa la ragione per cui speriamo che l’incantesimo conservatore si rompa al più presto.

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