Economia

InOccupati

editoriale giacalone 4 ottobre 2023

A giorni alterni, quando non a ore alterne, si pretende che le cose del mondo si ribaltino e la condizione economica dell’Italia muti dal bello al brutto per poi virare allo splendente. Il tutto usando dati a vanvera.

Cominciamo da quelli buoni, che però portano a conclusioni diverse dai festeggiamenti: non soltanto ad agosto si sono creati 59mila nuovi posti di lavoro, ma aumentano i contratti a tempo indeterminato e diminuiscono quelli a tempo determinato, ovvero il contrario della “precarizzazione” (amata dai retori non lavoranti). Vero è che a luglio i posti di lavoro persi erano stati 73mila – quindi più di quelli recuperati ad agosto – ma non sono stati mesi di crescita significativa e non di meno l’occupazione è complessivamente in aumento. C’è l’altra faccia della medaglia: sono diminuiti i disoccupati, ma il tasso di occupazione resta al 61,5%, che per noi è un buon risultato, ma è il più basso d’Europa. Prima di partire con «È colpa tua» o «È merito mio», sarà il caso di osservare che moltissimi posti di lavoro restano scoperti, troppi neanche cercano di andare a lavorare, restiamo fra quelli che lavorano meno e, pertanto, potremmo crescere e guadagnare assai di più se lavorassimo più numerosi e meglio.

Un dibattito sensato si sposterebbe su come formare e localizzare il lavoro a quel che la produzione reclama. Perché i numeri ci dicono che dovremmo essere in piena occupazione e ancora bisognosi di importare lavoratori; invece ci raffiguriamo disperati, inoccupati e assediati.

I titoli del debito pubblico denominati “Btp Valore” vendono bene. Ne siamo felici. Ma vendono bene anche perché offrono un buon rendimento, ovvero tassi più alti, di cui ci si dice infelici. Festeggiare le vendite ha un senso, perché finanziano la spesa pubblica, ma lo perde se, nei bagordi, ci si dimentica che paghiamo il prezzo più alto d’Europa, superiore anche a quello dei greci. Quel differenziale è misurato dallo spread, che un giorno sarebbe la dimostrazione della ‘fiducia’ dei mercati e il giorno appresso la prova del loro ‘complottare e gufare’ avverso l’Italia. Un giorno il governo ne mena vanto, il giorno appresso spavento. Non ha senso. Se dici a chi compra titoli del tuo debito che quello calerà a un certo ritmo nel prossimo quinquennio e poi, l’anno appresso, cambi il ritmo, lo rallenti e forse lo fermi, chi compra capisce che non mantieni le promesse e non sai trattenere la spesa, quindi aumenta il rischio nel darti retta e il prezzo che il rischio copre e comporta.

Semmai qualcosa deve stupire è che quell’indice, lo spread, si muove pochissimo. In passato avrebbe già dato segni vistosi di variabilità. Perché? Dite che i misteriosi ‘mercati’ sono affascinati da Meloni? No, è che c’è la guerra. Un dettaglio che sembra essere stato dimenticato. Al nostro confine europeo c’è la guerra e questo fa da stabilizzatore per guai finanziari che sono sì seri, ma di portata inferiore.

Già, ma chi è che compra il nostro debito, chi lo stabilizza e dobbiamo convincere? Non gli italiani. Sia chiaro e si mandi a giocare in cortile quelli che «Il debito italiano resti in Italia». Soltanto il 6% del risparmio privato italiano è investito in titoli del debito italiani. La globalizzazione ha positivamente portato anche la libertà di far fruttare i propri soldi. Su 100 acquirenti di debito italiano, soltanto 11 sono cittadini italiani. Il 27% va a soggetti stranieri; il 26% alla Banca d’Italia per conto della Banca centrale europea; il 24% finisce alle banche e il 12% a fondi italiani. Se tutti questi soggetti si regolassero solo per convenienza e ricerca del profitto, saremmo nei guai. Non a caso dalla reclamizzata e incostituzionale “tassa sulle banche” si detrarrà molto, fino a vaporizzarla, perché è come martellarsi sugli stinchi. E comunque, vendere quei titoli significa pagare tassi d’interesse che non sono affatto fissati dalla Bce, ma dal mercato.

Usare il numeretto per il proprio siparietto è infantile. Crederci e abboccare è colpevole.

Davide Giacalone, La Ragione 4 ottobre 2023

www.laragione.eu

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