L’Unione Europea ribadisce che la Tav deve farsi, che è tutto regolare, che la commissione d’esperti, incaricata di valutare l’impatto ambientale dei lavori, non ha trovato alcun elemento di particolare preoccupazione. Si deve andare avanti. Ma non basta: siamo in ritardo, si deve accelerare, e se non lo si fa si perdono i finanziamenti relativi a questa infrastruttura.
Per tutta risposta i comitati anti-Tav, nella Val di Susa, chiamano alla mobilitazione di massa, assediano il commissario De Palacio, che si trova in prefettura a Torino, ribadiscono la volontà di bloccare i lavori.
Che si fa? Il governo ancora in carica non ha certo il tempo per sbrigare questa faccenda, ma ha la possibilità, e credo il dovere, di riconfermare che l’Italia rispetterà gli impegni presi e che i cantieri devono diventare al più presto operativi. I comitati hanno il diritto di organizzare proteste, ma se tenteranno, come in passato hanno fatto, di bloccare comunicazioni e cantieri sarà la forza pubblica ad intervenire. Chiaro e tondo.
Poi la palla passerà ai successori, a quel governo Prodi che il pasticcio istituzionale sta ritardando. Dalle anticipazioni che leggo sui giornali mi par di capire che il ministro per le infrastrutture, o per i trasporti, sarà Alfonso Pecoraio Scanio. Qualora così non sia, comunque, verdi e sinistra antagonista sono e restano determinanti per tenere in piedi il governo. Nel corso della campagna elettorale Prodi disse che, sebbene della Tav non si era trovato modo di parlare, per assenza di spazio nelle 281 pagine del programma, comunque quei lavori dovevano andare avanti. Giusto. Ci faccia vedere come fa.
Aggiungo che spero, per il bene dell’Italia, che il nuovo presidente del Consiglio abbia la forza e l’autorevolezza per farsi valere, superando i blocchi dei comitati ed il desiderio, presente fra i suoi alleati, di cavalcarli. Spero che gli estremismi antagonisti si plachino una volta messi a punto gli equilibri politici ed istituzionali, e che la propaganda lasci spazio alla ragionevolezza.
Da persone responsabili, sulla Tav come su altri problemi, ci piace credere che il governo saprà mostrarsi all’altezza dei problemi e non preda di convulsioni interne. Se le nostre speranze saranno mal riposte, non potrà certo battersi la via dei rimpasti e dei sussulti agonici.