Chi si occupa di politica, chi, più in generale, segue con interesse le vicende pubbliche italiane, farà bene a leggere l’ottimo lavoro di Giuseppe Oddo e Giovanni Pons (“L’affare Telecom”, Sperling & Kupfer Editori).
Non si tratta di una lettura semplice e rilassante, e non è certo uno di quei liberculi ove l’inchiostro scorre descrivendo le meraviglie della vita capitalista, le ville dorate e le amanti intriganti. No, questo è un lavoro serio e documentato, terribilmente istruttivo.
Mi colpisce il fatto che di questo libro si sia parlato poco, non abbia avuto il successo e l’eco che merita. Su ciò potranno riflettere anche i due autori, che nella loro analisi hanno in parte tralasciato di esaminare il ruolo non sempre incolpevole del sistema dell’informazione.
Si sono fatte, in Italia, grandi ed importanti privatizzazioni, la più rilevante delle quali è certamente quella che ha riguardato Telecom Italia, ma non si è riusciti a realizzare quel disegno di modernità e di crescita (anche culturale), che si era all’inizio proclamato. Ora ci troviamo con aziende vendute a valori molto, ma molto al di sotto dell’equo (con grave danno per le casse dello Stato); con organismi di controllo, sia sulla borsa sia sul mercato, che fanno male, o non fanno per niente il loro mestiere; con un mercato capitalistico che non si è allargato, e che, semmai, ha contratto tutti i peggiori vizi, a cominciare dai controlli blindati mediante le scatole cinesi.
All’epoca dell’OPA lanciata da Colaninno noi queste cose le scrivemmo, senza sortire risultato alcuno. Scrivemmo delle irregolarità cui si assisteva, ma senza che nessuno le abbia giudicate rilevanti e degne d’attenzione. Per ciò, a maggior ragione, sono significative le pagine di questo libro: i retroscena che vi sono raccontati, alcuni dei quali fanno accapponare la pelle, non sono affatto retroscena: sono cose avvenute nel proscenio, sotto gli occhi di tutti, cose che chiunque avrebbe potuto leggere nell’unica chiave possibile e che qualcuno (vedi Consob) aveva il dovere di sottoporre ad analisi attenda e rapido intervento. Invece nulla.
E l’andazzo non è cambiato affatto. Ancora oggi vi sono questioni eclatanti, che ogni tanto passano in qualche riga di giornale, ma che vengono totalmente ignorate. Perché questo avviene? Può darsi che un ruolo lo abbia anche il fiume di denaro, che dalla Telecom Italia parte per giungere ad irrigare i bilanci pubblicitari della carta stampata e della televisione?
Sbaglia chi crede che queste siano cose per addetti ai lavori, sbaglia chi pensa che solo chi si occupa d’economia, o di telecomunicazioni, sia interessato a conoscerle. In queste vicende è contenuta la spiegazione di molte anomalie italiane, che si riflettono anche sull’assetto politico ed istituzionale, per poi da questo essere nuovamente rilanciate in anomalie del mercato economico. Ed in queste vicende si nasconde anche una pista preziosa per capire cosa diavolo è successo nell’Italia degli ultimi dieci anni. Altro che dietrologia, qui siamo all’occultamento dell’evidenza.
Portatevelo dietro, al mare o ai monti, “L’affare Telecom”, correte il rischio di non iscrivervi al partito di chi non vuol sapere