Economia

L’euro e la crisi

L'euro e la crisi

I soldi pompati dentro al Fondo Monetario Internazionale, come deciso a Londra, che siano veri, che siano freschi di stampa o che siano diritti di prelievo (virtuali), saranno utilizzati per finanziare Stati in difficoltà. Il fatto è che ancora un anno fa i mercati andavano alla grande e la produzione di beni reali cresceva. A rompere il giocattolo è stata l’esplosione non dei debiti pubblici, ma di quelli privati, scoprendo un mondo bancario fragilissimo, immerso nei conflitti d’interesse ed amministrato da gente che si rendeva ricca scommettendo su roba che aveva meno consistenza dell’ippica. Siccome tutto questo è accaduto sotto al naso di chi doveva regolare e controllare, ne deriva che se non si evolvono quelle funzioni, se non si vara un “legal standard” che abbia valore internazionale, i quattrini entreranno da una parte ed usciranno dall’altra, perdendo valore lungo il tragitto. Come è capitato negli Usa.
A capo del Fmi si trova Dominique Strass-Kahn, socialista francese, già ministro delle finanze, traghettatore della Francia nell’euro, ma anche duro critico del patto di stabilità. Da noi lo avrebbero chiamato “euroscettico”, com’è capitato ad altri veri europeisti, ma ragionanti. Andando incontro ai cinesi, egli oggi favorisce la crescita del loro peso dentro al Fondo ed il progressivo depotenziamento del dollaro, come valuta internazionale. Quella cinese, il renminbi, è come quella di Paperopoli: senza corso internazionale e tenuta bassa per favorire le esportazioni. L’insieme spinge verso un consolidamento dell’euro, che, però, non avrà il ruolo imperiale lasciato dal dollaro, perché dietro non c’è né uno Stato né un esercito. Avremo solo la valuta più cara, rendendo più difficile la competizione globale delle nostre aziende. Per chi, come l’Italia, non fa riforme strutturali, saranno dolori.
Le cose spingono statunitensi, inglesi e cinesi, con relative aree d’influenza, ad un accordo inflativo, lasciando quelli dell’euro con il cerino in mano: valuta forte, di riferimento, e sua difesa dall’inflazione. Il Fmi, in passato, ha combinato disastri, demolendo Stati. Oggi dice di volere cambiare politica, favorendo la spesa sociale e la crescita dei debiti, per allentare le tensioni. E’, anche, la vendetta di Strass-Kahn contro la Banca Centrale Europea.

Condividi questo articolo