Ci sono un italiano, un belga e un tedesco, ma non è una barzelletta e non fa ridere per niente. Quei tre cittadini europei sono uguali davanti alla legge e hanno in tasta la stessa moneta, l’euro. Per il resto sono diversi, con l’italiano messo peggio degli altri. Il decreto “competitività”, attualmente in fase di conversione, chiarisce e solidifica lo svantaggio dei nostri cittadini.
Dunque: ci sono un italiano, un belga e un tedesco, con in tasca 20mila euro in contanti. L’italiano (dal 6 dicembre del 2011) non ne può consegnare ad altri più di 999,99. Il belga può liberamente spenderne 15mila. Il tedesco (come l’olandese) può spendere quello che gli pare, pagando in contante anche l’acquisto di una casa. Già questo basterebbe a descrivere la sorte delle diverse economie nazionali, ma c’è di più. Cosa succede se il tedesco smazzettante si trova a spendere i soldi in Italia, o se un italiano si trova in Germania? Il tedesco continua a fare quel che gli pare, mentre l’italiano continua a sottostare al vincolo più rigido. Con il che si raggiunge il seguente paradosso: l’italiano e il tedesco che abbiano in tasca 20mila euro non sono parimenti ricchi, perché il secondo è comunque più libero di farne quel che crede, quindi è più ricco.
I limiti italiani valgono per gli italiani, ma non valgono per gli altri. Come recita il decreto “competitività”, che di competitivo ha la sfida alla logica e al buon senso. Se puoi usare meno i soldi sei meno competitivo. Dovrebbero chiamarlo: “anti-competitività”. Ma no, risponderebbero i guardiani del satanismo fiscale, quei limiti servono a evitare l’evasione fiscale. Usare la moneta elettronica, i bancomat e le carte di credito, è un salto di morale e civiltà. Se così fosse, allora, qualcuno dovrebbe rispondere alla seguente domanda: perché lo Stato vuole il denaro contante? Sono stato a rinnovare il passaporto e per comprare la marca da bollo, quindi per versare soldi allo Stato, accettano solo bigliettoni. Niente carte. Se vai all’ufficio postale, quindi sempre ad uno sportello statale, puoi usare il bancomat, ma non la carta di credito. Perché, se il denaro elettronico è così virtuoso e profumato, è tenuto ad accettarlo il salumiere, sono tenuti i professionisti ad avere le apposite macchinette, ma lo Stato non lo vuole? Si attende risposta.
Noi italiani siamo quelli che possiamo usare meno i contanti. Siamo anche quelli con meno evasione fiscale? I greci, che ne hanno viste di tutti i colori, possono spingersi fino a 1500. I francesi a 3mila. I tedeschi sono anche quelli con la maggiore evasione fiscale? Credo proprio di sì, ma se ne sono fatti una ragione e incassano più gettito iva che da noi. Perché i soldi devi pur spenderli. Ho letto di un giudice tedesco che ha condannato il gestore di un centro massaggi tantrici, il quale sosteneva che sì, colà si massaggiano anche i genitali, ma lo si fa per star bene, non per godere, il signor giudice lo ha mandato a stendere: paghi le tasse relative ai servizi sessuali (bordelli) e non quelle per le cure mediche. Siccome ho qualche dubbio che in tali posti si acceda in massa con la carta di credito, perché alla riservatezza non crede nessuno (giustamente) e ci sono cose che rientrano, stricto sensu, fra i cavoli propri, ecco che l’erario tedesco incassa più tasse anche dai servizietti, lasciando che scorra il liquido (absit iniura verbis). Lo trovate scandaloso? Lo trovo ragionevole e di buon senso.
L’italiano, però, può solo fino ad una certa cifra. Altrimenti deve provvedere da sé solo. O sola. Di che esserne orgogliosi. Il negoziante tedesco che insassasse dall’italiano più di 999,99 euro gli direbbe: danke. Quello italiano che incassi la pari cifra dal tedesco deve, invece, correre in banca a depositare, magari anche chiedendo scusa. Altrimenti è un criminale.
Moralismo e satanismo sono demoni che viaggiano in coppia, capaci solo di propiziare sofferenze e povertà. L’opposto della competitività, che viaggia in tandem con la libertà. Ci sarà pure una ragione per cui chi non punisce la spesa cresce e chi la fustiga stagna o deperisce. Non ci vuole un genio a capire che la pretesa di taglieggiare tutto finisce con lo sradicare commercio e crescita. Ed è abbastanza evidente che avere in tasca la stessa moneta, ma essere costretti a pagarla di più e usarla di meno è la condizione perfetta per destinarla alla dannazione. Ma son dettagli minori, piccoli fastidi dati dalla realtà, per nulla in grado d’inquietare le pietrificate menti del settarismo fiscale.
Pubblicato da Libero