Insisto, ma che r…opa è questa? Chi è il genialone autore di leggi che consentono cose così strambe? Capisco il sano desiderio di far uscire l’Italia dalle chiuse stanze del capitalismo familiare, l’aspirazione alla novità ed ai nuovi protagonisti, ma del nuovismo senza passato e senza futuro non se ne può più. E dato che questa non è una questione d’opinioni, ma di quattrini, di quattrini e di potere, sarà bene riporre in un cantuccio gli slogan facilini e badare alla sostanza.
In origine si parlò dell’OPA quando l’OPA ancora non c’era. Ne parlarono De Benedetti e D’Alema, come il secondo ci ha raccontato. Non bello, oggettivamente, non bello. Poi venne l’OPA che provocò consistenti rialzi in Borsa, specialmente delle azioni Tecnost, possedute per oltre il 90% dai lanciatori dell’OPA. La Consob obiettò che mancavano i termini temporali, quindi non era valida l’OPA, ma rimanevano intatti i risultati borsistici che aveva provocato. Infine giunge la seconda OPA, corredata dalle date: l’offerta parte fra un mese.
Un mese? Sembra uno scherzo, invece è vero. Ci si aspetta che queste cose vengano dette di sabato o domenica, facendo attenzione anche ai fusi orari, in modo che il lunedì successivo la Borsa possa tenerne conto senza esserne turbata. Qui, invece, si rimanda tutti a fra un mese. I giornali di ieri, basandosi sulla giornata borsistica di lunedì, affermano che i mercati approvano l’OPA. Bene, andiamo avanti così per un mese? o al primo ribasso diremo che i mercati bocciano l’OPA? Nel primo caso, a forza di approvare l’OPA, i mercati la renderanno impossibile, visto che il valore delle azioni sarà cresciuto troppo.
Se i soldi ci sono, perché non partire immediatamente? E se i soldi ancora non ci sono, non dovrebbe essere proibito partire? Il Financial Times scrive che gli scalatori stanno cercando alleati. Se la scalata si fosse già conclusa ciò sarebbe ragionevole, non lo è, invece, sulla base di un annuncio posdatato.
Non basta. L’OPA dice che gli acquirenti puntano ad avere almeno il 67% delle azioni Telecom, la stessa OPA, però, afferma che è “salva la facoltà degli offerenti di accettare un quantitativo di azioni inferiore”. Morale: non solo l’OPA è posdatata, ma nessuno sa quanto intendono effettivamente comperare.
Non c’è dubbio, si sentiva il bisogno d’aria nuova, si sentiva il bisogno di un mercato aperto, regolato in modo trasparente ed efficiente. E se ne sente ancora il bisogno.