Da ultimo l’ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è tornato sul tema dell’informazione politica e dei limiti che si vorrebbero porre alla propaganda: occorre, ha detto, che ci si difenda da quei poteri che manipolano l’opinione pubblica.
Su quanto ciò dimostri l’assenza di passata imparzialità (essendo egli l’ispiratore del decreto legge, “decreto legge”, sulla par condicio) è stato già detto. Vale la pena, però, di sottolineare il resto degli errori contenuti in una simile opinione.
Intanto si deve distinguere fra informazione e propaganda. L’informazione può essere manipolata e manipolativa; la propaganda, o pubblicità che dir si voglia, no. Ciò per la semplice ragione che la pubblicità è dichiaratamente e sfacciatamente di parte. L’informazione, invece, si presta all’opera di disinformazione proprio perché non è dichiaratamente di parte. Dal che deriva che un paese in cui è possibile la manipolazione dell’opinione pubblica è un paese in cui non funziona l’informazione.
In Italia l’informazione televisiva è preponderantemente occupata da un’azienda pubblica, la Rai, il cui editore, come sostenne un non ancora smentito direttore, è il governo, e per esso il partito di maggioranza relativa. Tema complesso, certamente, ma che non rientra mai fra le riflessioni scalfariane, né mai occupò il suo tempo quirinalizio.
Faccio un esempio. L’onorevole Bonino appare spesso, in tv e sui giornali, con spazi a pagamento che utilizza per propagandare i referendum radicali. Se io detestassi i radicali e la vedessi comparire cento volte, alla fine li detesterei cento volte di più; se, invece, avessi simpatia per loro, quelle cento apparizioni servirebbero a ricordarmi che la raccolta di firme volge al termine e che quindi, se lo desidero, devo affrettarmi. Non c’è trucco, non c’è inganno, non c’è manipolazione né disinformazione. Ma, si dirà, l’onorevole Bonino sostiene che quei referendum sono una buona cosa, sarà vero? Giusto, qui subentra l’informazione.
E’ ovvio che per la Bonino sono buoni i suoi referendum, come faccio, io, a formarmene un’opinione? Bisognerebbe che tv e giornali mi dicessero, facendo il loro mestiere, quali sono, cosa intendono ottenere, e, naturalmente, dando spazio a chi dissente da quei quesiti, in modo che ne siano chiari gli eventuali effetti negativi. Di tutto questo, invece, un bel niente. Nei telegiornali lo spazio per quei referendum c’è solo a proposito di questa o quella polemicuzza, ma cosa diavolo sia la smilitarizzazione della Guardia di Finanza è e resta un glorioso mistero.
Questo è un problema serio, ma non di questo si parla, preferendo volere porre dei limiti alla propaganda di parte. Per par condicio, si dice. Mah, avendo fatto politica sempre da posizioni di minoranza non sono mai stato nelle condizioni in cui si trovavano i partiti grossi e strutturati, non avevo né i loro soldi, né le loro grandi feste, né i loro numerosi propagandisti, né i loro mezzi di propaganda e così via. Ma non ci s’è mai sognati di lamentarsene, chiedendo per tutti lo stesso numero di sezioni o di militanti. A me, quand’ero piccolo, mi raccontavano le favole di Esopo. Ho l’impressione che siano in molti ad avere avuto delle mamme distratte.