Economia

Mamma Rai si digitalizza

Mamma Rai si digitalizza

Prima ancora che molti si interessassero al tema, dalle colonne di questo giornale, ci siamo intrattenuti sulla così detta “casa comune” del digitale , o, se si preferisce, sulla “piattaforma unica”.

Si trattava, per riassumere in due parole, di una riflessione sull’opportunità che la televisione digitale, in Italia, nascesse da uno sforzo comune degli investitori, non fosse consegnata in mano di stranieri e vedesse la partecipazione del nostro operatore di telecomunicazioni, ovvero la Stet.

Era, evidentemente, un’idea opinabile, ma non in contrasto con alcuna norma antitrust, né con il costume diffuso in altri paesi di più libero mercato (in Inghilterra, tanto per fare un esempio, BT è alleato di BSKYB). Al contrario, invece, era proprio l’esperienza di altri paesi a dimostrarci l’inutile spargimento di sangue di una concorrenza tecnologica e trasmissiva nel settore digitalizzato.

Tale idea, infine, non aveva alcun risvolto monopolistico dal lato dell’offerta di programmi. Anzi, all’opposto, l’enorme moltiplicazione delle possibilità trasmissive apriva la strada a nuovi soggetti, oggi assai difficilmente candidabili ad un ruolo importante. L’accordo, infatti, non presupponeva alcuna influenza dominante di nessuno dei soggetti che oggi operano nel campo delle trasmissioni televisive analogiche, cioè quelle che vediamo normalmente.

L’idea aveva preso piede, e ci si stava lavorando. E’ successa, però, una cosa curiosa e sconcertante. E’ successo che l’Ulivo, con il consenso del Governo, ha presentato un emendamento mirante ad affermare il possibile dominio della Rai sulla casa comune, o piattaforma unica. Un emendamento di purissimo stile statalista, le cui radici culturali (si fa per dire) affondano nell’opera di uomini come Biagio Agnes (che, però, queste cose, le faceva assai meglio). Insomma, il partito Rai-Ulivo ha avuto un rigurgito di oscurantismo statalista. Per giunta dissennato, dato che, oltre tutto, la Rai non ha i soldi per colonizzare il digitale, né per acquistare quote consistenti della casa comune. Arroganza statalista allo stato puro, quindi.

A fronte di ciò è intervenuta l’Autorità antitrust, segnalando l’anomalia. Così come in altri paesi europei analoghi interventi avevano bloccato il crearsi di posizioni dominanti, o monopolistiche.

Adesso lo spettacolo continua, con il Governo che difende l’indifendibile, che, come se non bastasse, è pure inutile. Il tutto condito dai Vincenzo Vita & C. che ci spiegano la mondializzazione del mercato televisivo : tesi che, propagandisticamente, erano sostenute, un decennio fa, da quegli imprenditori televisivi privati che Vita & C. avevano eletto a loro avversari.

E poi dicono che, d’estate, non succede nulla di interessante e di divertente.

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