Tutti commentiamo la legge di stabilità, ma nessuno l’ha letta. Il testo non c’è. Non solo non ci sono le tabelle tecniche, non c’è proprio il testo. Solo slides. Capisco che lo spettacolo debba andare avanti, ma parliamo di cose indefinite. Faccio tre esempi.
Tfr in busta paga. Alla fine dovrebbe trattarsi del maturato dall’inizio del 2015, cominciando a incassare dal giugno dello stesso anno. Per soli due anni. Poca roba. Non solo, ma la tassazione dovrebbe essere all’aliquota marginale che il lavoratore già paga. E il cielo non voglia che con quei soldi superi lo scaglione nel quale si trova, perché in quel caso pagherebbe più imposte di quel che incassa. Esattamente come qui avevamo previsto: se il Trattamento di fine rapporto non è un reddito differito, perché lo prendi subito, è un reddito. Con quel che fiscalmente consegue. Incassarlo, comunque, sarà una scelta del lavoratore, purché non sia un dipendente pubblico o un agricoltore. Risultato reale: aumentano le disparità e quei soldi li prenderanno in pochi. Quei pochi pagheranno un’imposta sul bisogno.
Irap. Potrà essere detratto il costo del lavoro. E’ una delle cose per cui (quasi) tutti manifestano concordia. Però, scusate, mi pare rilevante sapere come funziona, perché l’Irap si paga a giugno, come anticipazione del 100% di quanto pagato l’anno precedente. A parte l’offesa al vocabolario, talché un’anticipazione coincide con la totalità, lo sgravio quando si vede, nel 2016? E se si detrae i costo del lavoro, non è più lineare dire che (come sarebbe ragionevole) l’imponibile è dato dall’utile, non dal fatturato?
Zero contributi per i nuovi assunti. Ottimo, ripetono tutti. Certamente, ma visto che, nel triennio, l’operazione è finanziata con 1.9 miliardi, la domanda è: cosa succede quando tale fondo si esaurirà? Perché se si punta al successo è evidente che il costo reale sarà superiore. In quel caso: diminuiscono le aspettative dei lavoratori o cresce il costo fiscale?
Non è che si voglia per forza fare i rompiscatole borbottanti, è che senza i dettagli quella roba resta non valutabile. Considerando che i mercati stanno nuovamente prendendo fuoco, visto che la speculazione sull’euro riprende a puntare sui tassi d’interesse dei debiti sovrani, non mi pare affatto saggio aprire un ipotetico braccio di ferro fra istituzioni nazionali ed europee su questioni fumose o secondarie, laddove la partita decisiva si gioca sulla gestione (leggi federalizzazione) del debiti. In altre parole: prendere in giro può essere divertente, ma prendersi in giro può essere devastante.