Economia

Masochismo digitale

Masochismo digitale

E’ inevitabile: quando non si riesce ad ammettere e correggere un errore se ne rimane prigionieri, e, una volta che ci si è messi nei guai i ceffoni possono arrivare dalle mani più diverse. La faccenda del digitale televisivo terrestre (Dtt) è nata male e finirà male.

L’ho scritto per tempo, l’ho scritto molte volte, ed ora i fatti giungono a puntuale conferma. Il che non significa, come qualche sciocco ha sostenuto, che abbia qualche cosa contro il Dtt. Figuriamoci, mi piace anche il motore a scoppio. La tecnologia è in sé neutra, sono gli uomini che la usano da incompetenti. E, a proposito, fu il ministro Gasparri a dare dell’ “ignorante” a chi sosteneva che il Dtt sarebbe stata una bufala, che non è interattivo e che non ci sarebbe stato lo spegnimento del segnale analogico. Non me la presi, tanto avevo ragione, come si è dimostrato.

Allora, questo è il guaio: da una parte si vara una legge con la quale si stabilisce, mutuando il termine del 31 dicembre 2006 da una precedente legge, approvata dal centro sinistra, che a tempo di record l’Italia televisiva sarà tutta digitale; si sceglie la tecnologia Dtt e si fa finta che non esistano né il cavo né il satellite; nel frattempo si consente a Sky di distribuire decoder chiusi, contrariamente a quel che prevede la legge; e, non contenti, si getta una palata di soldi pubblici nell’inceneritore di altri decoder, quelli per il Dtt. Risultato: la data per il passaggio definitivo si dimostra per quel che era evidente, una cretinata; se ne fissa un’altra, al 2008, che non è meno bislacca; si dice che questo allinea l’Italia all’Europa, ignorando che non c’è un solo Paese europeo che si sia messo su questa sciocca china; si corre il serissimo rischio che un qualche giudice s’accorga che, così andando, si tradisce la lettera e lo spirito di una sentenza della Corte Costituzionale; ci si becca un fischio dalla Commissione Europea per gli aiuti statali al mercato dei decoder; e, dulcis in fundo, l’antitrust italiano sospetta che il presidente del Consiglio si trovi in conflitto d’interessi. Un capolavoro d’incompetenza e dabbenaggine.

Mi spiace per quanti non sono dotati di senso dell’umorismo, mancando, pertanto, dello strumento principe per seguire vicende come queste, ma per mettersi in un tale guaio il governo s’è beccato mesi e mesi di roventi polemiche e l’accusa, rivolta alla maggioranza parlamentare, di muoversi solo per favorire gli interessi personali di chi lo guida. Uno spasso. E non c’era nulla, ma proprio nulla d’imprevedibile. Anzi, qui era stato tutto detto e previsto. Vedevo che la legge non avrebbe risolto alcun problema, vedevo che ne creava altri, vedevo che l’opposizione usava la bandiera del conflitto totale per salvaguardare l’unico pluralismo che le interessa, quello spartitorio.

Ed eccoci qui, in clima natalizio, a ripeterci, eduardianamente che no, non ci piace, il presepio.

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