Attorno alle tariffe della telefonia mobile si sta recitando una commedia surreale, per giunta ignorando quel che presto accadrà nell’intero mercato delle comunicazioni. In questi giorni i quotidiani sono zeppi di pubblicità di alcuni gestori, impegnati a reclamizzare l’assenza di costi per le ricariche.
Dicono: siamo trasparenti e convenienti. Invece sono ancora troppo cari e tendono ad imbrogliar le carte, perché quei costi di ricarica sono stati azzerati non dalla loro strategia commerciale, bensì da un decreto legge cui si sono fermamente opposti. Il decreto, poi, come abbiamo scritto, è stato uno strumento sbagliato, perché la faccenda si sarebbe dovuta risolvere presso l’Autorità delle comunicazioni. La stessa Autorità, ora, cercando di mostrarsi attiva, chiede al governo di eliminare anche il costo alla risposta, ovvero quel meccanismo per cui basta che il chiamato risponda perché al chiamante vengano addebitati fino a diciannove centesimi. Bella idea, ma l’Autorità non deve chiedere al governo (semmai al Parlamento ed in occasione di un’apposita relazione annuale).
Le compagnie telefoniche, dal canto loro, difendono in ogni modo i grassi profitti che arrivano dal mobile e tale comportamento può sembrare del tutto ragionevole e giustificato, se non fosse che fra non molto sarà suicida. Il diffondersi del wi-fi e del wi-max, cioè della possibilità di avere larga banda in radiofrequenza (linee di comunicazioni capienti, dove far viaggiare dati, voce ed immagini, senza dipendere dalle reti delle compagnie telefoniche), porterà ad un’emorragia di cash flow, nelle loro casse i soldini cascheranno con assai minore abbondanza. E’ questa la ragione (a parte il resto) per cui è un non senso la centralizzazione delle reti, alla moda di Rovati e Prodi, perché semmai si destrutturato. Il futuro non lontano delle tariffe telefoniche, quindi, è il flat, la tariffa fissa pagata la quale si può parlare e navigare a piacimento. Vuol dire che l’intero mercato delle telecomunicazioni s’impoverirà? No, ma si amplierà la concorrenza nella vendita di contenuti e servizi. Su quella frontiera l’Italia potrebbe avere molto da dire, nel mercato mondiale, con tecnologia e creatività, se non fosse che qui si parla sempre al passato e di finanza, senza conoscere il mercato.