Economia

Mercosur

Mercosur

Siamo uno dei campioni mondiali dell’esportazione e le aree di libero scambio sono per noi ricchezza. L’accordo fra l’Unione europea e il Mercosur dovremmo festeggiarlo, non osteggiarlo. Ci sono paure e voci contrarie, dicono che saremo sopraffatti e sconfitti. Chi lo sostiene non conosce gli italiani e non conosce la nostra storia, che già è passata da questi terrori e da queste sfide.

L’Italia del dopoguerra era distrutta e disonorata. Il nostro sistema produttivo riprendeva appena a funzionare. Nel 1951 l’allora ministro del Commercio estero decise di liberalizzare gli scambi e abbattere le barriere doganali. Nello stesso governo molti erano contrari, la Confindustria paventò distruzioni e fallimenti a catena. Il ministro, che era Ugo La Malfa, non mollò. Poco tempo dopo c’erano le insegne luminose di Olivetti sui grattaceli di New York. L’anno appresso, meravigliato e ammirato, il suo collega tedesco Ludwig Erhard gli chiese dove avesse trovato il coraggio. Conosco gli italiani, rispose La Malfa. Poi venne la riforma agraria (avversata dagli agrari). Fu il boom economico e divenimmo una potenza industriale ed economica mondiale.

Troppo lontano? Allora ricordiamo il Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada: fu avversato dicendo le solite insensatezze, ancora oggi non lo abbiamo ratificato (per viltà e ipocrisia politica) ma lo abbiamo adottato in via sperimentale dal 2017. Risultato: un successone e gran guadagni. Molta politica è popolata da incapaci parlatori a vanvera, ma l’Italia produttiva sa competere e vincere. Il kiwi è un frutto neozelandese, da noi neanche esisteva, eppure siamo i leader mondiali della sua produzione ed esportazione. Un successo che non si è ottenuto con le protezioni, ma accettando le competizioni.

Il Mercosur – dizione spagnola per Mercado Común del Sur – è già un’area di scambio composta da Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay: 220 milioni di persone. Con l’Ue sarebbe un mercato di quasi 700 milioni di consumatori. Prodotti provenienti da quell’America Latina sono già da molto presenti nel nostro mercato. È un bene, salvo che per quelli che vogliono fare i difensori dell’italianità ed essere i soli a potersi permettere di mangiare un mango o una papaia. Un accordo commerciale ne diminuirebbe il prezzo per i consumatori, ma aprirebbe anche quel mercato a più facili esportazioni italiane. Già oggi importiamo suini per farne prosciutti, sicché il problema non è quello ma il riuscire a esportare più prosciutti.

La Francia è contraria a quell’accordo, ma perché il presidente francese (dopo avere imposto una giusta riforma delle pensioni) non ha più la forza di contrastare gli interessi particolari e guida il Paese con l’agricoltura più sovvenzionata dell’Ue. Competere nel mondo è per i francesi più difficile, ma – a parte l’umana solidarietà – noi abbiamo l’interesse opposto. Non cala soltanto il prezzo delle merci Mercosur da noi, cala anche quello delle nostre da loro. E quello che facciamo noi loro non lo fanno.

Poi ci sono aspetti particolari, relativi alla salvaguardia della salute e dell’ambiente. Quel che si dice competere avendo le stesse regole. Si deve distinguere: l’Ue ha le regole più dure del mondo circa la salvaguardia della salute del consumatore, quindi quel pericolo non è mai zero ma tende al basso. In quanto alle regole ambientali, è curioso che a invocarle siano gli stessi che le avversano e, comunque, chi conosce il mercato agricolo sa che le condizioni sono diverse: contro l’abuso di additivi chimici abbiamo norme; circa gli Ogm ce ne nutriamo già in grandissima abbondanza; ma se in un’area c’è più acqua non applichi le stesse regole di dove scarseggia.

Si può sempre discutere di tutto, ma quell’accordo ci favorisce e la presidente della Commissione europea fa bene ad andare avanti senza lasciarsi fermare non dagli egoismi nazionali (che non avrebbero ragione di esistere) ma dagli egoismi di qualche politico e di qualche sindacalista che campano di protezioni.

Davide Giacalone, La Ragione 7 dicembre 2024

Condividi questo articolo