Economia

MesColare

editoriale giacalone 5 maggio-1

Sembra una buona trovata per trattare, ma rischia d’essere un metodo autolesionista. Mescolare la riforma del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), già negoziata, e quella del Patto di stabilità, da negoziare – posto che il primo è immodificabile, se non in futuro o a chiacchiere e promesse – non porta a essere più forti sul secondo. Anzi. E mentre sul primo non si gioca alcun interesse specifico italiano, sul secondo ne ballano di assai rilevanti.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha fissato un paio di punti importanti: 1. i soldi di Ngeu sono per due terzi debiti, ma non assimilabili agli enormi che gravano sull’Italia (al contrario di quel che sostiene una parte del mondo leghista o che fu sovranista) perché prestati a un tasso di favore, garantiti dall’Unione europea e destinati a investimenti; 2. il Mes «è lo strumento più a portata di mano per la creazione di un backstop (ovvero protezione, difesa ndr.) in caso di grandi crisi bancarie». E non è affatto poco. Tutto è perfettibile, ma quella riforma non è ora modificabile, visto che l’hanno già ratificata tutti gli altri. L’idea negoziale è questa: siccome siamo gli unici mancanti, facciamo pesare questa nostra condizione chiedendo contropartite sul Patto. Servirebbe, se non altro, ad alleviare l’incancellabile imbarazzo di forze di destra che dissero falsità ed enormità contro il Mes e che oggi dovranno votare a suo favore. Comprensibile, ma pericoloso e non funzionante.

Sul lato Patto di stabilità ci sono due questioni per l’Italia decisive: a. non introdurre differenziazioni di rischio fra il debito di un Paese e quello di un altro, non aggiuntive a quel che già il mercato valuta e misura con lo spread; b. mantenere la valutazione del rischio zero per i titoli pubblici che si trovano nel portafoglio delle banche. Si può discutere su quanto sia saggio avviare un meccanismo di contrattazione diretta fra un governo e la Commissione, nella preparazione del bilancio nazionale. Si può osservare che sarebbe un governo di ex sovranisti a stabilire che il bilancio si discute più a Bruxelles che non a Roma. Si può supporre che i detestati parametri fissi (ancora chiesti dalla Germania) lasciano maggiore autonomia. Ma è tutta roba con diverse variabili, in un negoziato aperto. I due citati punti hanno un valore (anche sistemico europeo) superiore.

Se ti presenti dicendo che ti è antipatico il meccanismo di salvataggio dei bilanci pubblici che dovessero incespicare, non è che il tuo debito diventi più affidabile: lo diventa meno. Se dici che quel meccanismo è un valido strumento di difesa per le banche ma non lo ratifichi, non è che i titoli pubblici in quei portafogli diventano più rassicuranti, semmai meno. L’impressione, insomma, è che quel mescolamento negoziale è politichese ignaro degli interessi italiani, che rischiano di colare a picco. Un capriccio politico in cambio di una sostanziale difesa dei bilanci. Quel che non può essere scambiato con quel che si deve ancora formare. Il tutto per chiedere non che il Mes conti meno, ma che conti di più e abbia più funzioni. Cosa che i vertici del Mes condividono in pieno, ma che resta campato per aria senza ratifica, visto che senza la riforma già fatta non si arriva certo a quella da fare.

Credo che in questo passaggio il governo vada aiutato. Lo aiuti l’informazione. Lo aiuti anche l’opposizione. Non per generosità, ma per lucidità: sono gli interessi indisponibili dell’Italia. Speculare sull’imbarazzo (di cui la maggioranza è responsabile) e spingere a prendere in ostaggio il Mes, minacciando d’ammazzarsi e d’ammazzare anche lui, è irragionevole. La riforma del Mes deve essere e sarà ratificata. Prima si fa, meno si soffre e meglio si negozia. Non è un cedimento, semmai la dismissione della cedevolezza alla demagogia infondata. Questa scena la vedono e capiscono tutti. E non è dignitosa.

Basta mescolare, è ora di scolare. Altrimenti diventa colla, che appiccica ciascuno agli errori commessi.

Davide Giacalone, La Ragione 5 maggio 2023

www.laragione.eu

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